
Anno di prima pubblicazione: 2002
Edito da: Newton & Compton
Voto: 8/10
Pagg.: 368
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Grande conoscitore, ma soprattutto
grande narratore di battaglie antiche, Andrea Frediani ha raccolto in
questo saggio le più importanti battaglie che hanno avuto luogo
durante la più che millenaria storia dell'Antica Roma. Il libro si
destreggia tra l'epoca repubblicana e quella imperiale cercando di
estrapolare le battaglie che hanno forgiato lo spirito della Città
eterna e del mondo che aveva assoggettato al suo dominio.
Non solo di vittorie parla l'autore, ma
anche di sconfitte. Ed anzi proprio da una sconfitta il libro prende
le mosse per tentare di spiegare perché una piccola città come
quella del centro Italia abbia potuto diventare un impero tra i più
grandi che la storia ricordi.
Questa sconfitta fu quella subita dai
romani presso il fiume Allia ad opera dei Galli Senoni (390 a.C.),
cui seguì il famoso sacco di Roma. Dichiarato giorno nefasto nel
calendario romano, il ricordo dell'Allia portò ad un vero e proprio
complesso che forgerà lo spirito bellico dei romani, rendendoli
indomiti guerrieri pronti a sacrificarsi per la propria città.
Le battaglie passate in rassegna da
Frediani sono quelle delle guerre sannitiche (conclusesi attorno al
295 a.C., che portarono alle prime importanti espansioni territoriali
in Italia) e quelle delle guerre con Pirro, terminate con la
vittoriosa battaglia di Benevento del 275 a.C..
Largo spazio è lasciato alle due
guerre puniche e alle principali battaglie in esse combattute (tra il
260 e il 202 a.C.): quelle sul mare della prima guerra punica
(Milazzo e Isole Egadi), quando i romani capirono di poter competere
anche su un “terreno” a loro non congeniale; e quelle
impegnative, tra vittorie e sconfitte, della seconda (Lago Trasimeno,
Canne, Metauro, Zama).
Meno interessanti le guerre del secondo
secolo a.C.: la seconda e terza guerra macedonica e la guerra
siriaca.
Un interesse che si rianima man mano
che ci si avvicina alla fine della Repubblica, dove si narrano le
gesta di coloro che furono gli acceleratori della transizione verso
l'Impero: si inizia dalle vittorie di Mario sui cimbri e sui teutoni,
con i quali fu arginato il pericolo barbaro (Aquae Sextiae nel 102
a.C. e Campi Raudii nel 101 a.C.). Si passa dunque alla guerra
partica che causò la vergognosa sconfitta di Carre (53 a.C.), con la
morte di uno dei triumviri, Marco Licinio Crasso.
Con le guerre galliche di Cesare si
entra in un territorio conosciuto anche ai più. Di esse l'autore ci
illustra la battaglia decisiva, quella di Alesia, combattuta nel 52
a.C.. La battaglia in cui il genio di Cesare emerge inconfutabile.
Se Frediani decide di saltare Farsalo e
la fase delle guerre civili combattute da Cesare, non viene invece
dimenticato il fondamentale combattimento navale di Azio che causò
di fatto la fine delle pretese di Antonio (e della Regina Cleopatra
che probabilmente lo manipolava) e l'ascesa di Caio Ottaviano, pronto
a diventare l'Augusto, il primo imperatore della nuova forma di
governo che Roma si sarebbe data per circa cinque secoli.
Tra le battaglie combattute in età
imperiale iniziano a farsi frequenti le sconfitte, a cominciare da
quella di Teutoburgo (9 d.C.), che comportò la fine delle ambizioni
di espansione dell'Impero in terra germanica.
Una storia a se è quella dell'assedio
di Masada, che concluse la prima guerra giudaica con un suicidio di
massa (73 d.C.).
Con un lungo salto temporale si giunge
alla battaglia di Ponte Milvio (312 d.C.), che contrapponendo
Costantino a Massenzio vedrà la fondamentale vittoria del primo.
Le ultime tre battaglie raccontate da
Frediani sono l'emblema di un impero minacciato dalle invasioni
barbariche: alla vittoria di Strasburgo nel 357 d.C., seguì una dura
sconfitta romana ad Adrianopoli circa vent'anni più tardi (378
d.C.).
L'ultima grande battaglia dell'Impero
Romano d'Occidente fu quella combattuta ai Campi Catalaunici nel 451.
La vittoria del generale Ezio sugli Unni di Attila, sarà un trionfo
effimero, che non impedirà all'ormai debole Impero di cadere
definitivamente venticinque anni più tardi.
Il libro di Frediani è ben scritto e
sufficientemente approfondito. Prevalgono i riferimenti alle fonti
antiche, mentre quelle moderne sono limitate a pochi testi
fondamentali (ad es. quello di Mommsen). Qualche figura e qualche
schema in più non avrebbero guastato, visto il tema trattato, ma ciò
nonostante resta un buon testo di intrattenimento per gli amanti di
storia antica.
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