Anno di prima pubblicazione: 2015
Edito da: Laterza
Voto: 8,5/10
Pagg.: 219
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La storia del cinema americano
successivo all'avvento del sonoro è suddivisibile in due
macro-periodi: quello classico, l'età d'oro dei divi e delle majors,
che vede il dominio dello Studio System; e quello
post-classico, iniziato con la rivoluzione della New Hollywood.
Proprio da tale fondamentale corrente
di rinnovamento prende le mosse il libro di Giulia Carluccio e Giaime
Alonge, rispettivamente preside e docente del DAMS di Torino,
entrambi allievi del grande Gianni Rondolino.
Nonostante la loro provenienza
accademica, i due autori dimostrano ottime doti divulgative, in un
saggio che si rivela adatto ad un pubblico vasto ed eterogeneo, non
di soli cinefili o studenti di cinema.
Il primo capitolo di quest'opera sul cinema americano contemporaneo è dunque dedicato alla New Hollywood, quella che viene definita la Nouvelle Vague americana, il cui inizio si fa risalire convenzionalmente a tre celebri film della fine degli anni Sessanta: Gangster Story di Arthur Penn, Il laureato di Mike Nichols e Easy Rider di Dennis Hopper.
Dopo averne ripercorso le tappe
fondamentali, Alonge si sofferma su una delle pellicole più
importanti del periodo: Taxi Driver, di Martin Scorsese, il
film che consacra Robert De Niro nel firmamento di Hollywood e che
lancia il regista italoamericano verso quella che
sarà una carriera invidiabile.
La New Hollywood cambia in modo
sostanziale il cinema americano, dando il colpo di grazia allo Studio
System (già intaccato dall'avvento della televisione e da una
sentenza della Corte Suprema di fine anni Quaranta che aveva rotto
l'oligopolio delle majors). Si apre così un'autostrada per
alcuni giovani e motivati registi, capaci di affacciarsi al panorama
cinematografico a stelle e strisce con una ventata di nuove idee,
ispirate principalmente dal cinema d'autore europeo.
Per Alonge la fine della New
Hollywood è da collocare verso la metà degli anni Settanta,
quando l'uscita di film di grande successo di pubblico (tra i quali
Lo squalo, di Steven Spielberg, e Star Wars, di George
Lucas) spostò nuovamente l'ago della bilancia dagli autori ai
produttori.
Inizia così un'età dominata dai
blockbuster, che prevarranno negli anni Ottanta e Novanta,
quando tuttavia sorgerà una nuova generazione di registi
indipendenti che darà vita alla cosiddetta Indiewood. Tra di
essi, un ruolo di primo piano avrà il giovane Quentin Tarantino, che
rivoluzionerà il cinema americano a partire dal suo primo
lungometraggio, Le iene, oggetto di analisi nel secondo
capitolo, anch'esso scritto da Alonge.
Giulia Carluccio si occupa invece degli
anni Duemila, partendo dall'evento storico che ha scosso il mondo
intero al principio del nuovo millennio: è innegabile che gli
attentati dell'11 settembre 2001 abbiano infatti inciso su molti
ambiti della vita degli americani (e degli occidentali in generale),
incluso il cinema. Lo smarrimento di un popolo che scopre la propria
fragilità emerge così nettamente nella produzione del primo
decennio del nuovo secolo. Non solo in film come La 25esima ora,
di Spike Lee (il primo a mostrare la ferita aperta di Ground Zero),
ma anche in serie tv di grande successo come Lost, che proprio
sulle paure basa il suo intreccio.
Per i due capitoli successivi si passa da una prospettiva cronologica ad un'analisi dei generi cinematografici: vengono in particolare presi in considerazione la commedia (a cura di Alonge) e il noir (capitolo di Giulia Carluccio).
La commedia è un genere che fu
pressoché accantonato dai registi della New Hollywood, ma che
ebbe comunque una grande importanza negli anni Settanta anche e
soprattutto grazie ad un autore come Woody Allen, da sempre slegato
da correnti o movimenti.
La commedia analizzata nel dettaglio da
Alonge appartiene tuttavia ad un altro regista: si tratta di Harry
ti presento Sally, di Rob Reiner, che è a suo modo
esemplificativa della transizione del genere verso la modernità. Un
tipo di commedia più leggero, ben lontano dalle pellicole dell'età
classica, che aveva visto fiorire la screwball comedy
piuttosto che la commedia alla Lubitsch, vero maestro del genere.
Il noir, invece, è un genere per così
dire artificiale, nato dalla critica anziché dalle case di
produzione. L'autrice si sofferma in particolare su quella che appare come la transizione verso il cosiddetto neo-noir. Pellicola emblematica di
tale evoluzione è Blood Simple, film d'esordio dei fratelli
Coen.
Con il sesto capitolo si cambia nuovamente prospettiva, passando all'esame di un singolo regista, un autore totalmente sui generis e anch'egli non incasellabile come Stanley Kubrick. Giulia Carluccio sviscera in particolare la sua ultima opera, Eyes Wide Shut, uscito in chiusura di secolo, poco dopo la morte del regista.
Gli ultimi due capitoli (il primo
curato da Giulia Carluccio, il secondo da Giaime Alonge) sono
dedicati, rispettivamente, a quello che viene definito il “cinema
della convergenza” - quello contemporaneo di Matrix e dei
franchise che dominano le classifiche degli incassi - e al
cinema d'animazione, di cui vengono ripercorse le tappe storiche fino
ad arrivare alle pellicole contemporanee più innovative come Shrek.
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