
Anno di prima pubblicazione: 1989
Edito da: Rizzoli
Voto: 8/10
Pagg.: 645
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Dopo un'iniziale disamina storica delle mutate condizioni degli eserciti rispetto ai secoli precedenti (non solo per il progresso tecnologico degli armamenti, ma anche per la maggiore robustezza fisica degli uomini dovuta alle condizioni di vita sempre migliori), l'autore passa ad esaminare le cause che portarono alla seconda guerra mondiale.
Esse vengono identificate
sostanzialmente nella aggressiva politica estera di Hitler, che
nascondeva la volontà di dominare l'Europa, vendicando la sconfitta
tedesca nella prima guerra mondiale.
Keegan passa quindi in rassegna la
biografia del Führer, che da soldato della Grande guerra si trasformò
nel leader di un movimento inizialmente marginale, ma destinato a
raggiungere il potere in poco più di un decennio.
Dopo una fase iniziale in cui Hitler
provò un colpo di stato (per il quale fu condannato al carcere,
luogo in cui scriverà il Mein Kampf), il futuro
Führer agirà nel relativo rispetto della Costituzione (anche se le sue SA non
esitavano a scatenare violenze per intimorire la popolazione), fino alla conquista del
cancellierato nel gennaio '33. Da quel momento l'escalation
autoritaria porterà tutti i poteri nelle mani del Führer, che
inizierà a mettere in atto la sua aggressiva politica di riarmo, di
militarizzazione (contro i dettami di Versailles) e di
conquista vera e propria (prima l'Austria, poi la Cecoslovacchia) di
fronte alla preoccupata inattività delle potenze occidentali.
Il patto Molotov – Von Ribbentrop
stupì gli occidentali (inclusi quelli di idee comuniste), i quali vedevano nell'Unione Sovietica l'unica potenza in grado di
contrastare la Germania, due paesi che invece ora si mettevano
d'accordo per dividersi di fatto l'Europa dell'est.
L'aggressione alla Polonia rappresenta
l'atto a fronte del quale Francia e Gran Bretagna non potevano più
permettersi di non intervenire.
Iniziava così la seconda guerra
mondiale.
La guerra lampo attuata in Polonia in
poche settimane (settembre 1939) venne sostanzialmente replicata,
sebbene in forma più massiccia e impegnativa, sul fronte
occidentale, portando alla clamorosa invasione del nord della Francia
e delle nazioni inutilmente dichiaratesi neutrali del Benelux (maggio
- giugno 1940).
Il successo tedesco fu dovuto alla
sottovalutazione della situazione da parte degli Alleati (si pensava ad una
sostanziale replica della guerra di posizione del '14-'18) e alla
efficace strategia nazista di far iniziare una parte consistente
dell'attacco dalla zona delle Ardenne.
Il successo nella battaglia sul fronte
occidentale resterà tuttavia l'unica vera, netta e clamorosa vittoria
contro una potenza di pari livello da parte dei tedeschi, che
puntavano tutto sulla blitzkrieg e su una durata complessiva del
conflitto piuttosto breve (sul lungo periodo e con l'eventuale
intervento americano e sovietico erano infatti destinati a
soccombere).
Dopo la Francia, Hitler provò a
piegare l'Inghilterra, che sperava ancora di condurre ad una resa per
consolidare in un trattato il dominio sull'Europa continentale,
lasciando ai britannici l'impero marittimo e le colonie sparse per il
mondo.
Del resto la sconfitta dell'Inghilterra
avrebbe portato ben poco vantaggio diretto ai tedeschi ma molto ad
altri Paesi: Giappone e Russia si sarebbero spartite le sue colonie
in Asia; l'Italia avrebbe preso possesso di quelle del Mediterraneo;
gli Stati Uniti avrebbero acquisito il dominio commerciale dei mari.
In ogni caso, la strenua resistenza
inglese portò ad una sostanziale vittoria britannica nella battaglia
dei cieli svoltasi nell'estate e nell'autunno del 1940 tra la Raf e
la Lutwaffe di Göring.
La guerra aerea fu drammatica e
dolorosa, ma il vero cruccio di Churchill durante il conflitto,
secondo quanto da egli stesso confessato, fu la battaglia
dell'Atlantico, combattuta dai sommergibili tedeschi per affondare i
mercantili in viaggio verso l'Inghilterra. L'unica vera possibilità
di piegare la Gran Bretagna, infatti, che viveva di importazioni, era
quella di tagliarle i rifornimenti. Dopo iniziali successi,
l'organizzazione dei mercantili in convogli scortati e lo sviluppo di
tecnologia e armamenti antisommergibile, unito alla capacità
produttiva di nuove imbarcazioni, che superavano in numero quelle
sempre minori che venivano affondate, portò nel lungo periodo alla
vittoria alleata anche su questo fronte.
Secondo l'autore, la battaglia
dell'Atlantico rappresenta l'unica fase della guerra che avrebbe
davvero potuto dare il successo ai tedeschi nel secondo conflitto
mondiale, prima dell'intervento americano.
La guerra sottomarina e i sistematici
bombardamenti aerei non costituivano le uniche grosse novità
militari rispetto alla prima guerra mondiale. Altrettanto rilevante
fu l'utilizzo per la prima volta in modo massiccio di truppe
aviotrasportate: il primo importante esempio fu quello dei
paracadutisti tedeschi che tentarono l'invasione di Creta,
riuscendoci solo con notevoli difficoltà e perdite. La campagna di
Creta giunse subito dopo quella nei Balcani, con cui Hitler aveva
dovuto porre rimedio agli insuccessi di Mussolini, il quale, nel
tentativo di emulare la blitzkrieg polacca e francese e conseguire i
primi successi dopo la magra figura rimediata sul fronte francese,
aveva ordinato l'invasione della Grecia dall'Albania. I greci,
tuttavia, resistettero e addirittura contrattaccarono, umiliando gli
italiani. Hitler accorse dunque in aiuto dell'alleato, invadendo
Jugoslavia e Grecia, e la stessa cosa dovette fare nel nord
dell'Africa dove le truppe fasciste erano state sbaragliate dagli
inglesi nel tentativo di invadere la colonia britannica dell'Egitto
partendo dalla Libia.
Ma l'operazione potenzialmente decisiva
che Hitler preparava da lungo tempo era la guerra contro l'Unione
Sovietica, cui Stalin fino all'ultimo non volle credere, nonostante i
molti avvertimenti ricevuti, e che invece venne lanciata nel giugno
del '41. Quella di aprire un secondo fronte contro la nazione che
ospitava, almeno in quel momento, l'esercito più numeroso e meglio
equipaggiato al mondo (sebbene meno preparato e organizzato di quello
tedesco) fu una delle decisioni che maggiormente pesarono sulle sorti
del conflitto.
L'unica possibilità di successo per
Hitler erano legate all'effettuazione di una guerra lampo analoga a
quella condotta sul fronte occidentale, ma la mancata realizzazione
di questa aspettativa (anche a causa della sottovalutazione del
nemico), spostò necessariamente gli equilibri non appena giunse il
terribile freddo di dicembre, cui i tedeschi non erano abituati, a
differenza dei locali. Si ripeteva quindi lo stesso scenario di oltre
un secolo prima, quando Napoleone Bonaparte era stato bloccato nei
suoi propositi di conquista dal generale inverno.
L'ultimo mese del '41 si rivelerà
devastante per i tedeschi anche sotto un altro profilo: l'attacco
giapponese di Pearl Harbor aveva portato Hitler a dichiarare guerra
agli Stati Uniti, in appoggio al suo alleato orientale. Da quel
momento gli americani poterono così iniziare a rifornire
direttamente i russi di materie prime, automezzi, armamenti,
vestiario, cosa che già avevano fatto in precedenza gli inglesi, ma
ad un ritmo decisamente più lento.
Keegan lo dice chiaramente (e la stessa
cosa la rilevò persino Krushev): é vero che la Russia ebbe il più
alto tributo di perdite umane tra le nazioni belligeranti, ma se
l'Armata rossa poté prima difendersi dai tedeschi e poi raggiungere
Berlino nel '45 fu anche grazie ai rifornimenti portati dagli
americani e in particolare alle tredici milioni di paia di stivali di
feltro e alle diverse centinaia di migliaia di camion da trasporto
consegnati ai sovietici dal '41:
“Se vogliamo fare il conto degli
errori commessi da Hitler nello scatenare la seconda guerra mondiale,
la sua decisione di mettere alla prova l'economia americana può
essere considerato il più grave”.
L'operazione Barbarossa riprese a metà
del '42 (occorreva infatti attendere, oltre alla fine dell'inverno,
anche la fine della primavera, che aveva sciolto la neve rendendo i
terreni estremamente fangosi, dunque inadatti ai carri armati e agli
altri mezzi motorizzati). Inizialmente l'esito delle battaglie
continuò ad essere favorevole alle forze dell'Asse (anche se non
più in modo clamoroso come l'anno precedente, quando in pochi mesi
erano stati catturati tre milioni di prigionieri russi), con il
Führer che decise di concentrare l'offensiva a sud, mentre Stalin si
aspettava un attacco massiccio contro Mosca.
La spinta tedesca verso la città di
Astrachan - che nei progetti di Hitler doveva costituire l'estremità
meridionale del confine della Russia sotto controllo tedesco - si
arrestò a Stalingrado, dove venne ingaggiata una delle battaglie più
cruente e determinanti della storia del Novecento. I combattimenti
casa per casa, maceria su maceria, per difendere ogni singolo
brandello di muro rimasto in piedi, si protrassero per mesi tra
l'autunno del '42 e i primi del '43. Ancora una volta l'inverno,
unito al fanatismo hitleriano nel voler difendere a tutti i costi una
situazione ormai disperata, furono fatali ai tedeschi. Nel gennaio
'43, dopo la resa di Paulus a Stalingrado, l'iniziativa passò nelle
mani dei russi, che dopo un anno e mezzo di sconfitte potevano
cominciare a dire la loro.
Le ragioni che spinsero il Giappone ad
attaccare gli Stati Uniti, portando la guerra sul Pacifico e
rendendola mondiale come quella combattuta poco più di vent'anni
prima, vanno ricercate nell'espansionismo nipponico della prima metà
del Novecento, sempre più inviso alle potenze coloniali europee e
agli americani.
Dopo la conquista di parte della Cina,
con la creazione dello stato fantoccio del Manciukuò, il sogno
giapponese di creare un'area di influenza nipponica nell'Asia
orientale - una sorta di impero illuminato ove agli asiatici fosse
consentito di liberarsi dal colonialismo occidentale - si scontrava
con la determinazione americana a scoraggiare una tale velleità.
Gli Stati Uniti rappresentavano dunque
un ostacolo concreto da superare e l'unica strada per farlo era
quella di scendere in guerra.
Dopo preparativi segretissimi,
nonostante l'efficienza degli americani nel decifrare i messaggi
criptati, l'attacco a sorpresa alla base navale di Pearl Harbor, alle
isole Hawaii, scattò il 7 dicembre 1941. Il successo dell'operazione
galvanizzò anche quegli ufficiali giapponesi che non credevano ad
una vittoria contro la super-potenza americana. A Pearl Harbor la
flotta statunitense subì un colpo durissimo, ma le portaerei, che
per fortuna degli americani si trovavano altrove, riuscirono a
salvarsi, rivelandosi determinanti nel prosieguo della guerra nel
Pacifico.
L'attacco di Pearl Harbor sciolse
definitivamente il fronte isolazionista americano, che voleva evitare
la guerra a tutti i costi. Gli Stati Uniti furono anzi coinvolti
anche in Europa, dopo la dichiarazione di guerra di Hitler che aveva
in tal modo onorato il patto tripartito del 1940.
Il predominio navale nel Pacifico era
comunque divenuto appannaggio dei giapponesi che ne approfittarono
per sferrare diversi attacchi in Asia, tra cui, già il giorno
successivo a Pearl Harbor, quello alle Filippine, arcipelago sotto la
protezione americana in cui era stanziato un grosso contingente di
militari statunitensi, che subì una cocente sconfitta.
La prima reazione americana, che ebbe
più che altro rilevanza simbolica, arrivò nell'aprile del '42,
quando la portaerei Hornet lanciò un'operazione aerea che portò al
bombardamento di Tokyo.
Fu anche quest'azione a determinare nei
nipponici la volontà di infliggere il colpo di grazia agli Stati
Uniti. Per farlo individuarono un obiettivo strategico nell'atollo di
Midway, avamposto della difesa americana alle Hawaii. Qui si tenne la
prima battaglia tra portaerei della storia e stavolta la vittoria
arrise agli americani: nonostante l'inferiorità di mezzi, questa
volta l'intelligence riuscì a sapere in anticipo dell'attacco,
facendo trovare pronte le difese.
La battaglia di Midway avrebbe potuto
spezzare definitivamente la marina americana nel Pacifico ed invece
riequilibrò le sorti del conflitto anche se non fece perdere nessuno
dei territori conquistati dai giapponesi dal dicembre '41.
Per farlo, gli americani dovevano far
scattare una controffensiva, con l'occupazione strategica di alcune
delle piccole isole-fortino del Pacifico, che separavano il fronte
australiano dai possedimenti nipponici.
La prima ad essere individuata fu
l'isola di Guadalcanal, nelle Salomone: ancora una volta la vittoria
arrise agli americani, con i Marines che iniziarono a costruire la
fama del proprio corpo combattendo duramente contro i soldati
giapponesi, i quali, sebbene inferiori in numero ed armamenti, erano
disposti a sacrificare la loro vita in nome dell'imperatore, in un
cieco fanatismo che li contraddistinguerà per tutto il prosieguo
del conflitto.
La vittoria degli Alleati in Papuasia
scongiurò definitivamente pericoli per l'Australia e permise di
proseguire l'offensiva cosiddetta "a salto di rana" tra gli
arcipelaghi del Pacifico.
Mentre il generale MacArhur continuava
la sua risalita dalla Nuova Guinea verso le Indie orientali, per
puntare a quelle Filippine che aveva perduto nel '42, l'ammiraglio
Nimitz proseguiva con la sua flotta (che di mese in mese andava
rimpolpandosi) lungo gli sperduti arcipelaghi del Pacifico centrale:
le isole Gilbert, le Marshall e infine le Marianne furono teatro di
scontri sanguinosissimi, per il controllo di lembi di terra di
dimensioni esigue.
Da una parte i giapponesi lottavano
fanaticamente fino all'ultimo uomo, preferendo il suicidio alla resa.
Dall'altra i Marines ebbero perdite rilevanti soltanto nelle prime
campagne. In seguito seppero sfruttare meglio la potenza di fuoco
della flotta e gli armamenti nettamente superiori, riducendo le
vittime, che erano comunque sempre in numero notevolmente inferiore
rispetto a quelle nipponiche.
Con la conquista delle Marianne si
apriva la strada per la vittoria: i bombardieri americani potevano
ora raggiungere direttamente il giappone.
Con Pearl Harbor e l'entrata in guerra
degli Stati Uniti le possibilità di vittoria per gli Alleati
crebbero notevolmente. L'apertura di un secondo fronte in Europa
contro la Germania, richiesto soprattutto dall'Unione Sovietica, che
stava resistendo eroicamente, era ormai questione di tempo, ma venne
ritardato di qualche anno soprattutto da Churchill che voleva
attaccare il vallo Atlantico soltanto quando le forze in gioco
sarebbero state davvero soverchianti. Nel frattempo i generali
americani, che invece erano ansiosi di affrontare le forze naziste
sul suolo europeo (in primis il famoso generale Patton), vennero
tenuti impegnati con un doppio sbarco, prima in Marocco nel '42, poi
in Sicilia nel '43, dopo la sconfitta tedesca nel Nord Africa.
Una sconfitta tutt'altro che scontata,
visto che i tedeschi schieravano su quel fronte il loro
miglior generale, quel Rommel che non perse la faccia (e la fama
conquistata sul campo di Volpe del deserto) in quanto assente durante
le battaglie decisive (che videro nell'inglese Montgomery il grande
trionfatore) a causa di un ricovero in Germania per problemi di
salute.
Lo sbarco in Sicilia del luglio '43 fu
più semplice di quanto preventivato dagli Alleati, che trovarono
una resistenza inferiore al previsto. Gli italiani erano infatti pronti ad arrendersi,
come fecero ad inizio settembre del '43, dopo la cacciata di
Mussolini e la creazione di un nuovo governo filo-monarchico.
L'armistizio fu firmato proprio in Sicilia, a Cassibile, il 3
settembre 1943 e reso pubblico cinque giorni dopo.
Da allora la penisola fu di fatto nelle
mani tedesche, con gli Alleati che spingevano da sud riconquistandola
poco alla volta.
Ma il vero sbarco decisivo per la
riconquista dell'Europa occidentale, fu quello compiuto dagli Alleati
il 6 giugno 1944 in Normandia.
Gli anglo-americani avevano fatto
credere ai tedeschi, addirittura con la creazione di un finto
esercito, che lo sbarco sarebbe avvenuto dalle parti di Calais, il
che era peraltro ragionevole, visto che si trattava del posto in cui
il canale della Manica era più stretto e veloce da attraversare.
Invece lo sbarco avvenne nella zona a
nord di Caen e fu un notevole successo, nonostante le grandi perdite
subite, soprattutto dagli americani nella spiaggia battezzata Omaha,
la più difficile da conquistare.
Da quel momento la riconquista della
Francia era soltanto questione di tempo, ed avvenne nel giro di
alcuni mesi, con una sola impegnativa controffensiva tedesca lanciata
nel dicembre 1944 nelle Ardenne. Era il colpo di coda di un Paese che
ormai si apprestava ad essere sconfitto, schiacciato da una parte
dagli anglo-americani e dall'altra dai sovietici, che dopo
Stalingrado avevano cominciato lentamente ma inesorabilmente a
riconquistare tutto il terreno perduto.
Keegan dedica un interessante capitolo
alla Resistenza e allo spionaggio, due fattori molto esaltati nella
storiografia ma che a suo dire non contribuirono in modo determinante
alla vittoria degli Alleati.
La storia della Resistenza in Europa va
di pari passo con la progressiva occupazione tedesca dei Paesi del
Vecchio Continente. Già con le invasioni dell'Austria e,
soprattutto, della Cecoslovacchia si ebbero i primi malumori tra le
popolazioni assoggettate al dominio nazista. Malumori che detonarono
soltanto con lo scoppio della guerra, quando alle nazioni conquistate
da Hitler andarono ad aggiungersi la valorosa Polonia ed una Francia
che non era abituata alla dominazione straniera.
Eppure la dimensione della Resistenza
in Europa non raggiunse mai le proporzioni auspicate da Churchill,
quando nel creare un apposito organismo di appoggio ai partigiani, il
SOE (Special Operations Executive), invitava a “dare alle fiamme”
il Vecchio Continente.
Uno degli elementi principali per la
riuscita di una qualsiasi forma di resistenza all'occupazione era
infatti innanzitutto il fattore geografico. Un territorio
pianeggiante e lineare non aiutava la crescita di un movimento
partigiano, come avvenne nella maggior parte dell'Europa occidentale
(Paesi Bassi, Belgio e Francia, dove azioni di una certa importanza
si ebbero soltanto nei giorni dello sbarco in Normandia). Occorreva
un territorio difficile, aspro, prevalentemente montagnoso o paludoso
affinché gruppi di partigiani potessero organizzarsi e soprattutto
tentare di operare in modo efficace contro eserciti armati di tutto
punto e motorizzati.
Ecco perché una Resistenza davvero
efficace ed influente si ebbe durante il secondo conflitto mondiale
soltanto nella Russia occupata e in Jugoslavia.
In altri Paesi, azioni singole come
l'omicidio nel giugno 1942 del Reichsprotektor di Boemia e Moravia
Reinhard Heydrich, uno dei più importanti gerarchi nazisti,
portarono ad una repressione spietata nei confronti della popolazione
civile, scoraggiando di fatto ulteriori episodi.
In Polonia, invece, dove
nell'agosto-settembre '44 si ebbe l'importante avvenimento
dell'insurrezione di Varsavia, i partigiani, che volevano liberare la
capitale prima che lo facessero i sovietici, fallirono per la mancata
assistenza da parte di questi ultimi, fermati sulla riva destra della
Vistola da un'offensiva tedesca. Questo episodio, più di ogni altro, dimostrava come qualsiasi forza di resistenza poteva essere soltanto
complementare all'avanzata di un esercito organizzato e ben armato.
Soltanto la Russia occupata e la
Jugoslavia diedero dunque seriamente del filo da torcere alle armate
del Terzo Reich, che dovettero schierare intere divisioni per
affrontare il nemico interno. In Russia i partigiani erano
avvantaggiati dai terreni paludosi, che rendevano certe zone
sostanzialmente impenetrabili. Nei Balcani, invece, fu la
conformazione montagnosa a permettere ai partigiani di Tito di
combattere i nazisti con una certa efficacia.
Forme di resistenza si ebbero anche
negli stessi Paesi dell'Asse.
In Italia un movimento partigiano
organizzato si ebbe soltanto dopo l'armistizio del '43, ma anche in
questo caso ebbe risultati modesti, pur a costo di sanguinose
perdite.
In Germania, invece, il movimento non
militare della Rosa Bianca fu rapidamente scoperto e liquidato dalla
Gestapo all'inizio del '43. Un anno e mezzo più tardi, nel luglio
1944, vi fu inoltre il tentativo fallito di attentato ai danni del
Führer progettato da ufficiali tedeschi, tra cui il colonnello Von
Stauffenberg. Un episodio tuttavia ascrivibile alla categoria dei
(tentati) colpi di stato.
Nel complesso, la Resistenza fu un
fenomeno che incise molto nello spirito delle popolazioni occupate,
anche se ebbe limitati risultati pratici. Keegan la paragona ad “una
noiosa zanzara sul collo della Wehrmacht”, dato che impegnò
mediamente poco più del cinque per cento delle divisioni schierate
in Europa (la maggior parte delle quali in Jugoslavia). Una guerra
nella guerra messa in atto da “valorosi quanto imprudenti
sabotatori o combattenti della guerriglia”, che spesso
sacrificarono le loro vite, spregiudicatamente ma generosamente,
combattendo per i propri ideali piuttosto che attendere
nell'inattività una liberazione che in ogni caso, presto o tardi,
sarebbe giunta.
Più significativo, invece, fu il peso dell'intelligence, sia per quanto riguarda lo
spionaggio, sia per la decifrazione delle comunicazioni nemiche, che
si rivelerà molto importante in alcune fasi della guerra.
In Europa, il lavoro dei crittografi
inglesi di Bletchley Park, tra cui vi era anche il padre
dell'informatica Alan Turing, portò alla decrittazione di Enigma, il
sistema di comunicazioni usato dai nazisti e ritenuto indecifrabile.
Sul fronte pacifico, il programma
americano di intercettazione e svelamento dei messaggi giapponesi
sarà fondamentale, ad esempio, nella battaglia di Midway, ribaltando
a favore degli statunitensi una situazione che avrebbe potuto essere
fatale per la loro flotta.
Il 1945 vide la fine delle ostilità su
entrambi i fronti principali del conflitto. In Europa ormai
l'avanzata sovietica verso il cuore del Reich era inarrestabile e
Berlino cadde tra fine aprile e inizio maggio dopo un lungo assedio e
il suicidio del Führer e dei suoi più stretti collaboratori.
Più complessa la situazione nel
Pacifico, dove gli americani dovettero far fronte all'ostinatezza e
al fanatismo dei giapponesi, disposti al sacrificio pur di tentare di
invertire le sorti del conflitto. Già dalla battaglia delle
Filippine della seconda metà del '44 iniziò a svilupparsi la
tristemente famosa guerra suicida dei kamikaze, che raggiungerà
l'apice nella battaglia di Okinawa dell'aprile '45, la quale, insieme
alla battaglia di Iwo Jima di alcuni mesi prima, porterà all'invasione di territorio originariamente giapponese da parte di
forze armate americane.
Resisi conto che i giapponesi non erano
disposti ad arrendersi, nemmeno dopo aver bombardato in lungo e in
largo il Giappone con bombe incendiarie, e considerato che il prezzo
di un'invasione di terra da parte degli Alleati avrebbe richiesto un
tributo di vite umane enorme, gli americani decisero di ricorrere
all'utilizzo di una super-arma che soltanto qualche settimana prima
aveva dato esito positivo nei test svoltisi nel New Mexico.
Le due bombe atomiche esplose su
Hiroshima e Nagasaki, che causarono oltre 200.000 morti e la resa
incondizionata del Giappone, furono le più micidiali tra le
super-armi che nella seconda parte della guerra ciascuno schieramento
cercava di costruire per imprimere una svolta a proprio favore alla
guerra. La Germania nazista aveva sviluppato quelli che sono a tutti
gli effetti gli antenati dei moderni missili balistici, i V2. Lo fece
probabilmente troppo tardi, quando le sorti del conflitto erano ormai
segnate, così come in ritardo era sull'utilizzo bellico dell'energia
nucleare.
Il libro di Keegan, come si evince fin
dal sottotitolo, è incentrato sulle vicende militari, con una
descrizione sintetica ma minuziosa di tutte le principali fasi del
secondo conflitto mondiale. Leggendo queste intense pagine si dovrà
necessariamente familiarizzare con termini militari quali armata,
divisione, ecc., nonché con i principali gradi superiori delle
gerarchie dei vari Paesi. È già decisamente un ottimo livello di
approfondimento, oltre i quali occorre dedicarsi alle monografie che
parlano di singoli fronti o addirittura singole battaglie.
Lo stile è fluido ed efficace. Gli
avvenimenti sono rappresentati saltando qua e là tra i fronti
asiatico-pacifico e atlantico-europeo-mediterraneo, ma tuttavia
l'esposizione non è mai discontinua.
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