22 aprile 2015

Il Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupéry

Il Piccolo Principe (Le Petit Prince), di Antoine de Saint-Exupéry

Anno di prima pubblicazione: 1943

Edito da: Bompiani, Garzanti, Mondadori, Feltrinelli

Voto: 8/10

Pagg.: 121 (nell'edizione Bompiani)

Traduttore: Nini Bompiani Bregoli

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Tra le opere più celebri del Novecento (ha venduto centinaia di milioni di copie ed è stato tradotto in quasi tutte le lingue e i dialetti più parlati del mondo), quello che sembra un racconto per ragazzi è in realtà un libro che chiunque, grandi e piccini, dovrebbero leggere.

Gli adulti per ritornare bambini, almeno per qualche momento (del resto "Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano" scrive l'Autore nel dedicare il libro al suo amico Leon Werth).
I bambini per sentirsi grandi, ma soprattutto superiori ad essi, considerate le loro inspiegabili stranezze ("Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi").
Il piccolo principe fu pubblicato nel pieno del secondo conflitto mondiale, mentre quei "grandi" erano tanto impegnati con la loro stupida guerra.
L'Autore lo scrisse mentre si trovava negli Stati Uniti ed infatti fu inizialmente pubblicato in inglese, nonostante fosse stato scritto in francese.
Racconta la storia di un pilota di aerei, precipitato nel deserto del Sahara che sta cercando di aggiustare il suo mezzo prima che finisca l'acqua da bere (una vicenda che accadde realmente a Saint-Exupéry, che fu pilota della Aéropostale).
È qui che il pilota incontra un bambino dai "capelli d'oro", proveniente dall'asteroide B 612, dove vive da solo in compagnia di un piccolo fiore, una rosa, che cura con dedizione. Un asteroide così minuto che al piccolo principe basta spostare di poco la sedia per riuscire a vedere decine di volte di seguito il tramonto. Così piccolo che se non si sradicano i baobab finché sono piccoli ne basterebbero soltanto tre affinché, una volta cresciuti, comincino a soffocare l'intero pianeta.
Il pilota, fin da piccolo, ha avuto sempre la passione per il disegno (anche in questo caso il riferimento è allo stesso Saint-Exupéry, che ha illustrato personalmente l'opera con acquerelli divenuti celebri quasi quanto il libro stesso).
Eppure il suo disegno "numero uno", creato all'età di sei anni e raffigurante un boa constrictor che divora un elefante intero (immagine che pare gli fu ispirata da un'isola che l'Autore sorvolò sulla Patagonia), non viene capito dagli adulti, che lo scambiano per un cappello:
"Fu così che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore. Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disanimato. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta."




Il piccolo principe comincia a raccontare al pilota, mentre questi cerca di riparare il suo aereo, dei suoi viaggi nei vari pianeti che ha visitato.
Il nucleo dell'opera sta proprio in ciò, nel modo in cui si presentano agli occhi di un bambino le stranezze del mondo dei "grandi".
Innanzitutto il piccolo principe racconta dei suoi viaggi sugli asteroidi da 325 a 330.
Nel primo di essi incontra un re (con cui l'Autore affronta il tema del potere) che crede di governare l'intero universo. Questa presunzione di onnipotenza nasconde tuttavia la consapevolezza dei limiti dei propri poteri. Il re dà infatti sempre ordini in modo da essere ubbidito:
"Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare (...) L’autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione."
Negli altri asteroidi incontra dunque un vanitoso (che ha finalmente trovato qualcuno con cui potersi vantare) e un ubriacone che beve per dimenticare di avere vergogna per aver bevuto.
Trova poi un uomo d'affari, tutto intento a contare le stelle (che definisce "quelle piccole cose dorate che fanno fantasticare i poltroni") nella convinzione di possederle.
Con esso l'Autore critica l'accumulo di ricchezze fine a se stesso:
"«E a che ti serve possedere le stelle?»
«Mi serve a essere ricco».
«E a che ti serve essere ricco?»
«A comperare altre stelle, se qualcuno ne trova»."
Negli altri due asteroidi il piccolo principe trova un lampionaio che ha ricevuto la consegna di accendere e spegnere il lampione ogni volta che il pianeta ruota attorno al sole (ma, siccome il corpo celeste ha preso a ruotare sempre più velocemente, ciò accade ormai ogni minuto) e un geografo che crede di trovare nel fanciullo un esploratore capace di dargli informazioni per svolgere il proprio lavoro (egli infatti non si muove mai dalla sua scrivania).

Il piccolo principe giunge quindi sulla Terra, che capisce subito non essere simile agli altri asteroidi in precedenza visitati (che ospitavano una sola persona):
"La Terra non è un pianeta qualsiasi! Ci si contano cento e undici re (non dimenticando, certo, i re negri), settemila geografi, novecentomila uomini d’affari, sette milioni e mezzo di ubriaconi, trecentododici milioni di vanitosi, cioè due miliardi circa di adulti."
Sulla Terra il fanciullo trova un giardino pieno di rose, comprendendo così che quella sul suo pianeta non è l'unica rosa presente nell'Universo (come essa aveva sostenuto).
Incontra poi una volpe, con cui l'Autore affronta il tema dell'amicizia:
"«È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante»."
È proprio la volpe, nell'accomiatarsi dal fanciullo, a pronunciare la celeberrima frase:
"«Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi»."
Un insegnamento che il piccolo principe farà immediatamente suo.

Mentre il fanciullo racconta dei suoi altri incontri avvenuti sulla Terra, il pilota termina la sua riserva d'acqua senza essere riuscito ad aggiustare l'aereo.
Vanno così alla ricerca di acqua, finché trovano un pozzo.
Prima che il piccolo principe decida di tornare al suo asteroide c'è tempo per altre riflessioni:
"«Da te, gli uomini», disse il piccolo principe, «coltivano cinquemila rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano…» 
«Non lo trovano», risposi.
«E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua…»".
Il piccolo principe parte, lasciando al pilota il suo ricordo, che sarà sempre presente ogniqualvolta si fermerà a guardare le stelle.

Un'opera poetica nella sua semplicità. Una semplicità che ne ha fatto un capolavoro universale, adatto a chiunque. Non è dunque difficile comprendere l'enorme diffusione che questo libro ha avuto.
La sua brevità (si legge in un'oretta) lo rende adatto anche a plurime letture, nelle quali cercare sempre nuovi messaggi di positività e speranza, cose che soltanto i bambini, ad un certo punto delle nostre indaffarate e frettolose vite, possono insegnarci.

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