Anno di prima pubblicazione: 1957
Edito da: Feltrinelli
Voto: 7,5/10
Pagg.: 575
Traduttore: Pietro Zveteremich
___
Ambientato nella Russia della prima metà del Novecento, e principalmente nel periodo che va dalla prima guerra mondiale alla guerra civile russa successiva alla Rivoluzione d’ottobre, l’unico romanzo di Boris Pasternak racconta la vita del dottor Jurij Andrèevič Živàgo, medico e poeta.
Il libro comincia con le suggestive
pagine dedicate alla morte della mamma di Jura. Il contesto è quello
della Russia di inizio Novecento, quella dei primi moti rivoluzionari
(1905) che anticipavano i dirompenti fatti del ’17.
Jura nasce in una famiglia benestante,
ma ben presto la sua condizione sociale degrada, dopo il suicidio del
padre e, appunto, la morte della madre.
Intraprende la professione medica, si
sposa con Tonja - con cui ha condiviso l'infanzia e l'adolescenza
dopo essere stato accolto nella famiglia Gromeko - e allo scoppio
della prima guerra mondiale viene inviato come medico al fronte.
È qui che, dopo averla già notata in
qualche precedente occasione, Jurij fa la conoscenza della bella
Lara, una crocerossina recatasi volontaria al fronte per cercare suo
marito Antipov, dato per disperso.
Gli eventi del 1917, con la conseguente
fine dell’impegno militare, portano al disordinato rientro delle
truppe in Russia. Tra i soldati c’è anche Živago, il quale,
esaminata la complicata e pericolosa situazione politico-sociale che
si è creata, abbandona Mosca, trasferendosi sugli Urali, dove la
famiglia di Tonja ha una proprietà.
Da quelle parti vive anche Lara, che
teme di aver perso il marito in guerra. In realtà Antipov, sotto il
nome di Strel’nikov, è diventato capo di una delle milizie
rivoluzionarie che combatte la guerra civile contro i “bianchi”
(i controrivoluzionari che cercano di opporsi ai bolscevichi dopo la
Rivoluzione d’ottobre).
Lo stesso Živago, che non simpatizza
per le posizioni dei “rossi”, viene fatto prigioniero da una
milizia partigiana (dopo aver incontrato proprio Strel’nikov) e
portato con loro come medico.
Jura passa diversi anni al forzato
seguito dei bolscevichi, durante i quali sua moglie Tonja viene
mandata in esilio. Una volta liberato, Živago torna sugli Urali,
dove ritrova Lara. Tra i due scoppia una passione che è comunque
sempre riguardosa dei rispettivi consorti, ai quali i due continuano
a ritenersi emotivamente legati: Lara, in particolare, è ancora
coinvolta dall’amore per Antipov/Strel’nikov; Jura, invece, pur
essendo rispettoso della moglie Tonja, nutre verso di lei un affetto
più distaccato.
I due, Lara e Jura, vivono insieme a
lungo, trasferendosi poi in una casa isolata a Varykino (dove devono
affrontare il rigido inverno degli Urali), a causa del timore di
venir coinvolti nelle rappresaglie dei bolscevichi, che nel frattempo
hanno sconfitto i “bianchi”. Strel’nikov, infatti, è accusato
di tradimento e la cosa potrebbe compromettere Lara. Jura, invece, è
da sempre sotto la lente dei rivoluzionari e la fine della guerra
civile potrebbe portare le autorità sovietiche alla sistemazione di
alcune situazioni scomode.
Lara e Jura sono così costretti a
dividersi, nonostante le resistenze della prima. Jura torna a Mosca,
dove vivrà la sua decadenza personale e professionale, fino alla
morte.
Unico romanzo di Pasternak, Il dottor
Živago fu pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957, da
Feltrinelli, nella storica traduzione di Zveteremich. In Unione
Sovietica, infatti, il romanzo era avversato dalle autorità e verrà
pubblicato soltanto nel 1988.
L’Autore riceverà il Nobel per la
letteratura nel 1958, che non potrà ritirare a causa della minaccia,
da parte dei russi, di proibirgli il rientro in Unione Sovietica,
qualora l’avesse fatto.
Il dottor Živago trasuda Storia, da
ogni pagina. Si immerge perfettamente nel contesto della Russia della
prima metà del Novecento: pochi autori del XX Secolo sono riusciti
ad amalgamare così bene una storia con la Storia.
Tra gli aspetti meno positivi, occorre
evidenziare come, nonostante i personaggi siano ben delineati, il
romanzo non possieda le forti caratterizzazioni psicologiche delle
opere russe dell'Ottocento (ad esempio, se rapportato a un
Dostoevskij, non ha la medesima potenza narrativa riguardo tali
aspetti). Ma del resto il confronto con i grandi del XIX Secolo è
impari e per certi versi ingiusto.
Il romanzo sconta, inoltre, un
frazionamento probabilmente eccessivo della trama, visto il ricorso a
numerosissimi sotto-capitoli, di lunghezza anche inferiore alla
pagina, dove vengono talvolta raccontati singoli episodi
apparentemente distaccati dal contesto, ma che sono tuttavia tanti
piccoli e autonomi particolari di un affresco complesso, sebbene, a
prima vista, disomogeneo.
Ciò nonostante, ha tutti i caratteri
del grande romanzo, anche se, per essere apprezzato appieno, merita
una lettura attenta e il meno discontinua possibile.
Un libro che si ricorda anche per la
particolarità di contenere in appendice una raccolta delle poesie
del protagonista, che rappresentano, in realtà, una selezione di
opere in versi dell’Autore, il quale, prima dell’uscita di questo
suo unico romanzo, era considerato soprattutto un poeta, oltre che un
traduttore.
Nessun commento:
Posta un commento