Anno di prima pubblicazione: 2007
Edito da: Lindau
Voto: 8/10
Pagg.: 240
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La Mediateca del cinema indipendente
della Città di Torino, in collaborazione con il DAMS dell'ateneo del
capoluogo piemontese, ha organizzato alcuni incontri con i
professionisti del cinema, per consentire di conoscere meglio alcuni
mestieri meno noti tra quelli presenti sul set.
Tali seminari sono stati poi trascritti
dando origine a questo interessante libro, edito da Lindau, che fa
luce su alcuni aspetti poco o per nulla conosciuti da coloro che non
hanno mai messo piede su un set cinematografico, ma che magari, da
buoni cinefili, sono interessati a sviscerare il dietro le quinte
della produzione di un film.
Nei capitoli introduttivi i curatori
fanno un po' di chiarezza sul modo in cui un film è confezionato,
suddividendo il processo in tre macro-fasi: pre-produzione,
produzione e post-produzione. Per ciascuna di esse mettono in
evidenza le professionalità coinvolte, dalle più conosciute
(regista, attori), a quelle meno note ma non meno importanti
(direttore della fotografia, operatore, produttore), fino alla
“manovalanza” che è comunque fondamentale affinché un film
riesca ad essere girato senza intoppi (macchinisti, elettricisti,
assistenti vari).
Si passa dunque alle trascrizioni dei
singoli incontri.
Roberto Buttafarro illustra la
macro-categoria dei produttori, soffermandosi in particolare sul
ruolo del produttore-editore. Segue un interessante confronto tra le
produzioni per il cinema e quelle pubblicitarie e per la tv, le cui
differenze sono spesso notevoli, fin dalla fase di reperimento dei
fondi.
Delle produzioni pubblicitarie parla in
particolar modo Roberto Stradella in un capitolo ad hoc.
Ladislao Zanini entra nel dettaglio
delle figure che coadiuvano il produttore, dal direttore di
produzione all'organizzatore, dal coordinatore all'assistente: coloro
che formano il cosiddetto reparto produzione.
Piero Bodrato parla del mestiere di
sceneggiatore e di come si produce una sceneggiatura idealtipica: la
struttura in tre atti corrisponde alla tripartizione crisi,
scontro e conclusione. In mezzo vi sono necessariamente
due turning point o punti di svolta. Ciò vale ovviamente per
le sceneggiature del cinema classico (e neo-classico). A volte, c'è
da dire, il cinema si è rinnovato proprio stravolgendo questi
schemi, ma del resto l'intento del libro è principalmente didattico.
Bodrato fornisce anche alcune interessanti pillole su cosa dovrebbe e
cosa non dovrebbe fare un bravo sceneggiatore (ad esempio non
dovrebbe abusare della voce fuori campo, che è una sorta di
salvagente per lo scrittore che non riesce ad esprimersi per mezzo di
dialoghi, accadimenti e interazioni tra personaggi).
Al direttore della fotografia,
professione tanto importante quanto poco conosciuta da chi con il
cinema ha un rapporto soltanto superficiale, sono dedicate
addirittura due lezioni: quella di Claudio Meloni e quella di Roberto
Forza, i quali si soffermano anche sulle altre professionalità che
formano il cosiddetto reparto fotografia, ossia l'operatore
(colui che si occupa in prima persona della macchina da presa), il
macchinista (che, tra le altre cose, prepara e muove i carrelli),
l'elettricista (che fissa le luci in base al volere del D.d.F.), fino
all'aiuto e all'assistente operatore.
A quest'ultima figura, di importanza
tutt'altro che secondaria, è dedicato un capitolo ad hoc, con la
trascrizione del seminario di Timothy Heys Cerchio.
Giovanni Gebbia parla di un ruolo molto
particolare e relativamente recente nella storia del cinema, quello
dell'operatore Steadicam, una delle evoluzioni tecnologiche
che ha permesso alla settima arte di progredire verso una maggiore
fluidità e verosimiglianza dell'immagine in movimento.
Il nono capitolo, a cura di Silvio
Pederzoli, è dedicato ai mestieri secondari del set: falegname,
scultore, trovarobe (colui che a volte può evitare che il set
rimanga fermo per ore e ore in un'onerosa inattività).
L'ultimo mestiere trattato è quello
del macchinista, il “forzuto del set”, a cura di Vincenzo Pontil
e Leandro Pagano.
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