Anno di prima pubblicazione: 1999
Edito da: EDUCatt Università Cattolica
Voto: 7,5/10
Pagg.: 96
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Francesco Casetti, docente
universitario esperto di cinema e di media, ben conosciuto nel mondo
dei critici cinematografici, è stato docente di filmologia nella
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica di Milano,
ma ha insegnato anche all'estero in Università prestigiose come
Yale, Berkeley e Paris III.
Questo libro, scritto per il Corso di
Storia e Critica del Cinema e per il Corso di Filmologia dell'anno
accademico 1998-1999, è sottotitolato La nascita e lo sviluppo
del Cinema tra Otto e Novecento ed infatti comincia con un
approccio storico, per poi passare a più generiche dissertazioni
sulla natura del cinema.
Fin dai primi anni il cinema evidenzia
la sua natura totalmente nuova rispetto alle arti già esistenti.
Anche la stessa fotografia poteva essere ritenuta, tutto sommato, uno
sviluppo dell'arte pittorica, a cui aggiungeva soltanto la rapidità
e la precisione nell'esecuzione.
Il cinema, invece, “attraverso
l’integrazione di diversi linguaggi, da quello pittorico a quello
mimico (...) avrebbe offerto una sintesi delle precedenti esperienze
estetiche”.
Il cinema viene definito “il
medium per eccellenza” del ventesimo secolo e si propone
inizialmente anche come una “presenza urbana” (il
nickelodeon dei primi anni negli USA, fino alle odierne sale) con
connotazione socializzante:
“Consente un’esperienza
collettiva, immersi nel cuore della folla, e insieme lascia il suo
spettatore solo, a tu per tu con lo schermo. Si rivolge all’individuo
e alla massa, e insieme fa degli individui e delle masse degli
oggetti di rappresentazione, esplorando del primo anche i più
piccoli tratti fisionomici, e della seconda la bellezza e la
grandiosità”.
La storia del pre-cinema ci dice che
questa nuova forma d'arte “è il risultato di una ricerca
tecnico-scientifica; e tuttavia mai come qui la scienza richiama in
campo il suo contrario, la magia”. L'Autore cita in tal senso
Tom Gunning, che definisce il cinema degli esordi, con celebre e
suggestiva formula, come una “macchina delle attrazioni”.
Dopo la parte iniziale di carattere
storico, Casetti propone alcune interessanti riflessioni di carattere
generale sul cinema e sul suo futuro.
C'è infatti chi pensa che il cinema
sia in declino e che costituisca “un tipo di esperienza ancora
rilevante, ma legata soprattutto al passato” (come ad esempio
accade con l'opera lirica).
“La tentazione di considerarlo un
oggetto d’antiquariato è forte”.
Un'ipotesi che viene tuttavia bocciata
dall'Autore, il quale ritiene che il cinema non sia assolutamente
fuori gioco: “semmai cambia ruolo; ma continua ad essere della
partita”.
Il libro di Casetti, nonostante sia un
testo accademico, è interessante anche come lettura per
appassionati. All'interno dell'opera il cinema è spesso usato come
pretesto per discussioni più ampie e generiche, di carattere sociale
o artistico, che denotano la grande cultura e l'eclettismo
intellettuale dell'Autore.
Non mancano alcune parti teoriche di
non semplice comprensione; eppure, riuscire a seguire Casetti nei
suoi interessanti ragionamenti può dare buone soddisfazioni al
lettore profano:
“Credo (…) che si debba
insistere nel pensare al cinema come ad una “macchina” e insieme
come ad un complesso di “opere”, come ad un dispositivo
comunicativo e insieme come ad uno strumento d’espressione (…)
continuando a considerarlo come il punto di congiunzione di un medium
e di un’arte”.
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