15 dicembre 2016

Andrej Tarkovskij, di AA.VV.

Andrej Tarkovskij, di AA.VV. (a cura di Angelo Signorelli)


Anno di prima pubblicazione: 2004

Edito da: Bergamo Film Meeting

Voto: 8/10

Pagg.: 136

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Uscita in occasione della retrospettiva dedicata ad Andrej Tarkovskij nel 2004 dal Bergamo Film Meeting, questa monografia sul regista russo, curata da Angelo Signorelli, inizia con una prefazione di quest’ultimo, creata ad hoc per la seconda edizione del volume, uscita in formato e-book dopo il rapido esaurimento della versione cartacea.
La prefazione precede l’introduzione di Tullio Masoni e Paolo Vecchi, tratta dal “Castoro” del 1997, che resta il vero punto di riferimento per chi voglia approfondire l’opera del Maestro russo morto nel 1986.
Andrea Frambosi esamina quindi il suo primo lungometraggio, L’infanzia di Ivan, un progetto accettato dal neo-diplomato Tarkovskij mentre era già in corso di produzione e la Mosfilm aveva rimosso il precedente regista incaricato, Eduard Abalov, perché non soddisfatta dal suo modo di operare. Frambosi pesca a piene mani dal “Castoro” di Masoni – Vecchi, come confessa fin dal principio, ed insieme a L’infanzia di Ivan parla diffusamente anche de Il rullo compressore e il violino, il precedente mediometraggio con cui Tarkovskij si era diplomato al VGIK, la più prestigiosa scuola di cinematografia dell’Unione Sovietica.
Francesco Cattaneo si occupa dell’Andrej Rublëv, secondo film di Tarkovskij nonché primo tra quelli che vengono generalmente indicati come i capolavori del regista. La recensione di Cattaneo è complessa ed astratta quasi quanto il film stesso, ma del resto chi si approccia ad un regista come Tarkovskij deve mettere in conto un grado di approfondimento intellettuale sicuramente oltre la media.
Marco Dell’Oro recensisce Solaris, il film di maggior successo internazionale, anche a causa dell’accostamento con il 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, un parallelo che il commentatore si affretta ad accantonare, ma che per certi versi è inevitabile.
Il commento a Lo specchio è affidato ad Adriano Piccardi, attuale direttore di Cineforum, rivista di riferimento per i cinefili e la critica italiani. Altro film molto complesso del Maestro russo, Lo specchio è forse quello in cui più si riscontrano elementi autobiografici, che causarono al regista molte critiche, anche da alcuni suoi storici collaboratori, come il direttore della fotografia Vadim Jusov, che aveva curato fino ad allora le lenti di tutte le sue pellicole (compreso Il rullo compressore e il violino), ma che si rifiutò di farlo per quest’opera apparentemente pretenziosa ed egocentrica (salvo poi ammettere – come fece proprio Jusov – che si trattava del suo miglior film uscito fino a quel momento).
Il curatore Angelo Signorelli si occupa dunque di Stalker, altro capolavoro di Tarkovskij, quello in cui il regista riuscì nel suo non facile intento di proporre un film di fantascienza in cui i clichè tipici del genere fossero pressoché ininfluenti. Ed infatti Stalker è un’opera complessa (l’ennesima), a cavallo tra filosofia, religione e psicologia, in cui il contorno distopico è solo un pretesto per costruire una storia affascinante e ricca di suspense, ma soprattutto intellettualmente profonda e destabilizzante. La recensione di Signorelli è forse la più semplice e lineare tra quelle presenti nella monografia, o quanto meno quella meno intricata e più comprensibile.
Gli ultimi due film diretti dal regista russo prima della morte, Nostalghia e Sacrificio, non erano stati oggetto della rassegna del Bergamo Film Meeting e dunque per essi ci si limita a riportare ampi stralci del commento di Masoni e Vecchi tratti dal già citato “Castoro”. La rassegna era infatti dedicata ai film di Tarkovskij girati in Russia e questi due sono invece noti come “i film dell’esilio”, girati rispettivamente in Italia (Nostalghia, con la collaborazione di Tonino Guerra) e in Svezia (Sacrificio), dopo l’ostracismo intellettuale subito dal regista in patria.
In appendice è presente una lunga sezione denominata Antologia Tarkovskijana che riporta, per ciascun film, scritti, interviste e discorsi dello stesso regista, tratti dai suoi libri (soprattutto da Scolpire il tempo) e diari (Martirologio). È inoltre presente la celebre lettera scritta nel 1963 da Jean-Paul Sartre all’Unità, con cui il filosofo francese difese a spada tratta la prima opera di Tarkovskij, quel L’infanzia di Ivan che aveva ricevuto ingiuste e pesanti stroncature da parte di critici sovietici ma anche italiani, soprattutto dopo la vittoria del Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia.
L’unica opera per cui non sono riportate parole dirette del regista è Sacrificio, completato ed uscito quando egli era ammalato di cancro e si avviava a morire sul finire del 1986. Per Sacrificio viene dunque riportato uno scritto del collaboratore di Tarkovskij Micha Leszczylowski, che ne curò il montaggio e la post-produzione durante la degenza del Maestro. È l’occasione per un appassionato ricordo, che conclude – insieme ad una ricca filmografia curata da Andrea Frambosi – quest’opera assolutamente imperdibile per i fan del più grande regista russo della seconda metà del Novecento.

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