23 maggio 2015

Sette brevi lezioni di fisica, di Carlo Rovelli

Sette brevi lezioni di fisica, di Carlo Rovelli

Anno di prima pubblicazione: 2014

Edito da: Adelphi

Voto: 6/10

Pagg.: 88

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Nel mare magnum delle opere che cercano di presentare le astrusità della fisica del Novecento in maniera accessibile ai neofiti, questo libro di Carlo Rovelli ha avuto, nell’ultimo anno, un discreto successo editoriale, figurando costantemente ai vertici delle classifiche di vendita della sezione scientifica.

Un successo in parte dovuto alla brevità (si legge in un’oretta e mezza) ma anche alla semplicità con cui il fisico italiano approccia argomenti decisamente ostici.
O forse anche per il fatto di aver scimmiottato Feynman e i suoi “Sei pezzi facili” (anch’essi editi da Adelphi, in formato peraltro analogo).
Leggo molte recensioni entusiaste su questo libro, e quindi il successo sarà dovuto anche al passaparola tra i lettori, il che, in linea di principio, è quasi sempre un bene.

Come dice il titolo, il saggio è diviso in sette brevi lezioni:
-          “La più bella delle teorie” (su Einstein e la relatività),
-          “I quanti”,
-          “L’architettura del cosmo” (in cui si passa dall’infinitamente piccolo ai temi dell’astrofisica),
-          “Particelle”,
-          “Grani di spazio”,
-          “La probabilità, il tempo e il calore dei buchi neri”,
-          “Noi” (la parte più generica, in cui l’Autore presenta una sorta di bilancio conclusivo).

Il libro non è male, sia chiaro, ma personalmente è stata una piccola delusione: avendo affrontato la lettura di almeno una decina di testi divulgativi di questo genere, e quindi valutandolo in un’ottica comparativa, l’ho trovato, a tratti, eccessivamente semplicistico.
Le sette lezioni nascono come brevi articoli per un supplemento del Sole 24 ore: iniziativa encomiabile, ma da qui a farne un saggio ce ne passa. L’editoria italiana è piena di libri tirati fuori unendo una serie di scritti destinati ad altri fini, e questo è probabilmente uno di quei casi.
L’opera, inoltre, è davvero troppo breve per fornire spiegazioni soddisfacenti o anche soltanto accattivanti, capaci di stimolare l’interesse del lettore per la materia.
Siamo un po’ ai livelli di Focus: articoli che servono più come quarto d’ora di intervallo scientifico-intellettuale, che a generare vero e proprio entusiasmo per la materia, come solo opere di più ampio respiro sanno fare.
Ritengo che altri Autori abbiano proposto testi divulgativi generici decisamente più interessanti (penso, tra gli altri, a Jim Al Khalili o a Stephen Hawking).
Le “Sette brevi lezioni di fisica” sono più una salutare passeggiatina in montagna per ossigenare il cervello, che una lunga vacanza on the road capace di stravolgere la visione del mondo di una persona.

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