Star Wars - Episodio III. La vendetta dei Sith (Star Wars - Episode III. Revenge of the Sith), di Matthew Stover
Anno di prima pubblicazione: 2005
Edito da: Sperling & Kupfer
Voto: 8,5/10
Pagg.: 399
Traduttore: Gian Paolo Gasperi
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Per le trasposizioni letterarie della trilogia prequel di Star
Wars, sembra confermata la regola secondo la quale il livello del romanzo è inversamente
proporzionale alla notorietà dell'autore (ma direttamente proporzionale alla
qualità del film).
Lo stile di questo Episodio III è infatti molto diverso dai due
precedenti, fortemente ancorati alla sceneggiatura. Il libro di Stover prova a
discostarsene maggiormente, con risultato complessivo sicuramente apprezzabile.
Larghe spiegazioni iniziali, con un suggestivo approccio documentaristico,
rendono teoricamente autonoma la lettura anche per chi è a digiuno degli altri
episodi (ad esempio mediante un'approfondita presentazione dei personaggi).
In questo libro, inoltre, a differenza di quanto avviene nei
due predecessori, l'autore riesce nel non facile compito di rendere avvincenti molti
tra i resoconti d'azione, sicuramente più adatti alla pellicola che alla carta
stampata. Un esempio importante è la narrazione del duello iniziale (che comincia
come un "triello") tra Anakin Skywalker e Obi-Wan Kenobi, da una
parte, e il Conte Dooku (alias Darth Tyranus), dall'altra.
Se nei due episodi precedenti, infatti, i duelli a spada
laser erano riportati in modo asettico e distaccato, Stover riesce invece nel
non facile compito di coinvolgere il lettore anche in tali momenti (non tutti a
dire il vero, essendoci un calo stilistico nelle scene d’azione della parte
finale).
Ciò grazie ad una scrittura dai tratti epici, capace di
evitare la ripetitività pur nella descrizione di un'azione poco romanzesca quale
quella di uno scontro tra spadaccini (ancorché nella variante fantascientifica
delle armi laser).
Ma a parte questo indubbio merito nella descrizione delle
scene d’azione, il vero punto forte di questo libro è rappresentato sicuramente
dai dialoghi, i quali, pur mutuati in buona parte dalla sceneggiatura scritta
da Lucas, regalano le pagine più emozionanti e coinvolgenti del romanzo.
L’Episodio III di Star Wars, come noto, racconta la fase
finale delle guerre dei cloni, la transizione dalla Repubblica all’Impero (grazie
alla riuscita dei subdoli piani del Signore Oscuro dei Sith Darth Sidious) ed
il tramonto dell’età dei Jedi, dei quali resteranno pochissimi sopravvissuti.
Nel narrare la storia del passaggio al lato oscuro della
forza di colui che era destinato a diventare il più potente tra i Jedi, di
colui che era da tutti ritenuto l'eletto, colui che – secondo la profezia – avrebbe
portato equilibrio nella Forza, nel narrare le vicende che trasformeranno Anakin
Skywalker nel Signore dei Sith Dart Fener, apprendista di Darth Sidious,
l'autore riesce magnificamente a rappresentare, per mezzo di dialoghi profondi
e avvolgenti, da un lato, il profondo travaglio interiore che attanaglia Anakin,
dall'altro le insidie, le tentazioni, l'ambiguità di Palpatine/Sidious.
I dialoghi tra Palpatine e Anakin – in generale i più belli
del libro – sono davvero condotti in maniera magistrale: il lettore si trova continuamente
a soppesare i due lati della complessa personalità di Anakin, nutrendo qualche residua
speranza in quei casi in cui il lato chiaro sembra prevalere (pur nella paradossale
consapevolezza di come andranno a finire le cose, essendo l’esito più che notorio).
L’autore ha l’indubbio merito di mettere in difficoltà lo
stesso lettore, come negarlo, di fronte alle capziose parole di Palpatine. È come
se Stover volesse far testare la seduzione del lato oscuro agli stessi lettori,
tramite le ingannevoli parole del futuro imperatore. Quel lato oscuro da cui si
dovrebbe in realtà essere ancor più vaccinati di Anakin, conoscendo, quali lettori
onniscienti, le trame e le mire di Darth Sidious.
Un risultato importantissimo, questo, che rende la
caratterizzazione dei personaggi (soprattutto dei due villain), la loro analisi psicologica, un punto di forza importante
del romanzo.
Il libro ha un leggero calo nel finale, con una chiusura
forse un po’ frettolosa (che torna ad essere tendenzialmente omogenea alla
sceneggiatura). Eppure, ciò non è sufficiente per non considerare complessivamente
questo romanzo come un ottimo libro di fantasy-fantascienza, un genere spesso
accostato a priori alla paraletteratura, per una sorta di pregiudizio snob
verso le opere di questo tipo (a maggior ragione considerata l’appartenenza
alla galassia Star Wars).
Analizzando oggettivamente il romanzo – ossia accantonando, da
un lato, la negatività aprioristica del pregiudizio e, dall’altro, la cieca
accettazione del fan – non si può non rilevare come vi sia un abisso, da un
punto di vista letterario, tra questa opera e la sua grande abilità nell’approfondire
la psicologia dei personaggi, e, dalla parte opposta, la scolastica
compilazione che fornisce il più acclamato Terry Brooks nella trasposizione dell'Episodio
I, esso sì giudicabile, a maggior ragione dopo il confronto con l'opera di Stover,
nient'altro che una sceneggiatura allargata e in prosa.
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