Anno di prima pubblicazione: 2011
Edito da: Newton & Compton
Voto: 8/10
Pagg.: 380
Traduttore: Tullio Dobner
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Emerso dal mare magnum del self
publishing per diventare un best seller mondiale - anche e
soprattutto dopo che ne è stato tratto un film di successo diretto
da Ridley Scott - The Martian narra le vicende di un
astronauta lasciato su Marte dai suoi compagni di spedizione, perché
ritenuto morto durante una tempesta di sabbia che li ha costretti ad
abortire la missione, partendo in fretta e furia per tornare sulla
Terra.
Ma il botanico ed ingegnere Mark Watney
è invece vivo e vegeto - solo un po' acciaccato - e si risveglia,
terminata la tempesta, trovandosi tutto solo sul pianeta rosso.
Inizia una lotta per la sopravvivenza
in condizioni estreme, dovendo fare i conti con la scarsità delle
provviste (inviate per far fronte ad un periodo limitato) e
l’impossibilità di comunicare con chicchessia.
Facendo leva sulle sue conoscenze
tecnico-scientifiche (che gli consentiranno di iniziare una
coltivazione di patate in un ambiente apparentemente inadatto),
nonché sulla sua creatività e capacità di adattamento, Watney
prova a sopravvivere finché la Nasa non si accorge del fatto che è
ancora vivo, tentando di organizzare una missione di salvataggio.
Ma per raggiungere Marte ci vanno
diversi mesi e Mark dovrà continuare a vivere in solitudine
preparandosi per il complicato rendez-vous con i suoi
salvatori…
Sopravvissuto – The Martian
(il titolo originario L’uomo di Marte è stato modificato
dopo l’uscita del film, per ragioni commerciali) è un libro
davvero sorprendente, soprattutto perché estremamente coinvolgente e
originale. La fantascienza di Weir (il classico nerd che ha azzeccato
un terno al lotto alla sua prima opera) si riappropria della
vocazione scientifica, fornendo un resoconto scientificamente
preciso, ai limiti del maniacale (spesso sembra di trovarsi di fronte
ad un trattato di chimica, piuttosto che di botanica o di ingegneria
aerospaziale), senza che tuttavia la lettura ne risulti appesantita.
L’unico appiglio fantastico, ma estremamente verosimile, sta
nell’ambientazione in un prossimo futuro in cui da qualche tempo
l’uomo ha messo piede su Marte con missioni simili a quelle che lo
portarono sulla Luna con il programma Apollo.
Non siamo, ovviamente, di fronte a
letteratura di alto livello ed anzi la scrittura è a tratti banale e
sciatta, nella forma del diario di bordo che Watney tiene su Marte
per combattere la solitudine e informare i posteri - che
eventualmente dovessero recuperare e leggere quelle sue memorie - sui
tentativi fatti per sopravvivere in condizioni estreme.
Non manca una certa ironia, anche se
quello che prevale nettamente è il resoconto tecnico-scientifico.
Weir è eccezionale nel riuscire a renderlo interessante e tutto
sommato comprensibile anche ai non addetti ai lavori, mediante
spiegazioni brevi e semplici.
Un libro che ha chiaramente una
connotazione da lettura di evasione, ma che in tale ambito è davvero
riuscito.
Era per certi versi ineluttabile un
calo nella parte centrale, quando il lettore inizia ad assuefarsi
all’attesa e ai preparativi per raggiungere il luogo da cui Watney
dovrà tentare il disperato ricongiungimento con la missione di
salvataggio.
La parte iniziale e finale (quelle
successive all’abbandono su Marte e alla partenza per il cratere
Schiaparelli) sono infatti quelle più riuscite e avvincenti,
rispettivamente per l’originalità dell’approccio e per il
ritorno ad un certo dinamismo dopo pagine e pagine di staticità.
Un libro che si pone a metà strada tra
un trattato di problem solving creativo e una rievocazione del
Robinson Crusoe in salsa astronomica, con il personaggio di Watney
che pare la versione extra-terrestre del celebre Angus MacGyver,
protagonista della serie televisiva che spopolò a cavallo tra anni
Ottanta e Novanta.
È sicuramente un ottimo romanzo di
fantascienza, in cui la scienza la fa da padrona diventando
appassionante come la miglior narrativa.
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