18 settembre 2016

Oltre i limiti della paura, di Giorgio Nardone

Oltre i limiti della paura. Superare rapidamente le fobie, le ossessioni e il panico, di Giorgio Nardone

Anno di prima pubblicazione: 2000

Edito da: Rizzoli

Voto: 8/10

Pagg.: 148

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Provare paura è una delle reazioni più naturali tra quelle che caratterizzano l'esistenza degli esseri umani. È una reazione ad un pericolo (o a qualcosa che viene ritenuto tale, più o meno ragionevolmente) che aiuta l'organismo ad adattarsi all'ambiente circostante. Molto spesso la paura aiuta così l'individuo a difendersi da un pericolo reale e concreto.
È difficile trovare qualcuno che non abbia avuto paura di qualcosa durante la propria vita: di volare, degli spazi chiusi, del buio, di stare da soli, del vuoto, degli animali, di parlare in pubblico, delle malattie, di perdere delle persone care. Il problema nasce quando la paura si trasforma in fobia, quando si supera quel limite che tramuta la genuina reazione al pericolo in un'ossessione patologica che può sfociare in attacchi di panico.

Giorgio Nardone è uno psicologo e psicoterapeuta italiano che, influenzato dalla Scuola di Palo Alto (scuola di psicoterapia californiana che aveva elaborato, con grande successo, la cosiddetta terapia breve), ha fondato, insieme ad uno dei maggiori esponenti di quest'ultima, Paul Watzlawick, il Centro di Terapia Strategica di Arezzo.
In questo libro, uno dei primi di una lunga lista di opere sull'argomento, l'autore tratta il tema delle paure e delle fobie, esponendo a grandi linee il suo metodo della Terapia breve strategica.
Innanzitutto descrive come si forma una patologia fobica: l'evitamento della situazione ritenuta di pericolo è una delle maggiori cause che contribuiscono ad incrementare la fobia; vi è poi la richiesta di aiuto, ossia il fatto di farsi assistere da una persona nei momenti critici, fino a dipendere da essa; altro fattore scatenante è l'eccesso di controllo (il cosiddetto “controllo che fa perdere il controllo”), tipico, ad esempio, degli ipocondriaci, ma non solo.
Si passa dunque ad una proposta di classificazione delle patologie fobiche: le più classiche sono le monofobie, la paura di singole realtà (un animale, una determinata situazione, ecc.); meno comuni sono i casi di fobia generalizzata, quella che l'autore definisce “la paura della paura che scatena il panico”; vi sono poi le ossessioni compulsive che portano l'individuo ad eseguire rituali o compiere inutilmente determinate azioni in modo ripetitivo; infine troviamo le fobie post-traumatiche, derivanti da un episodio che ha inciso sulla vita del soggetto e che crea apprensione per il futuro (è il caso ad esempio di chi ha subito un infarto e ha l'ossessione che ciò possa ripetersi).
Il metodo terapeutico di Nardone si basa sull'utilizzo di stratagemmi che consentono al paziente di affrontare la propria fobia mediante processi di distrazione (l'agorafobico a cui viene chiesto di fare una piroetta ogni dieci passi durante l'esecuzione di una commissione) oppure mediante l'affrontamento diretto del fattore scatenante, la cui fobia viene di proposito accresciuta e dilatata fino a farla diventare inoffensiva (la strategia della “peggiore fantasia”, che consiste nel ritagliarsi uno spazio di tempo quotidiano in cui pensare continuamene e ossessivamente al proprio fattore di disagio). I disturbi ossessivo compulsivi vengono invece trattati mediante l'imposizione della ripetizione dell'azione o del rituale per un numero di volte tale che porti infine il paziente a rendersi conto dell'inutilità dello stesso.

Nella seconda parte del libro Nardone illustra alcuni esempi concreti di pazienti che ha curato e delle terapie consigliate per ciascuno di tali casi: si parte da una donna con la fobia degli escrementi, comportamento che unisce una monofobia a una ossessione compulsione (la necessità per la donna di lavarsi, seguendo un determinato rituale, ogni qualvolta vedeva un escremento). In questi casi di fobia “composta” la terapia è doppia: da un lato, l'imposizione della sovrabbondante ripetizione del comportamento ossessivo compulsivo; dall'altro, l'approfondimento dell'oggetto della propria monofobia (viene consigliato alla donna di leggere libri e articoli sugli escrementi) e il progressivo riavvicinamento allo stesso (con la scusa di osservare l'oggetto dei propri studi). È un approccio sicuramente interessante, che può essere usato per tutte le monofobie, in particolare quelle che coinvolgono animali (ed infatti lo si può ritrovare nel successivo caso di una fobia dei piccioni).
Vi sono poi casi più tradizionali come quelli della paura di parlare in pubblico (e qui si ricorre alla tecnica della “peggiore fantasia”), di volare, di stare da soli e di allontanarsi.
Altri casi interessanti sono quelli della fobia degli specchi e quello della fissazione di essere brutto.
Seguono alcuni casi di ossessione compulsione, un caso di paura di decidere e quello di un ipocondriaco.

Un libro molto interessante, nonostante l'evidente proposito dell'autore – peraltro comprensibile – di pubblicizzare e sostenere la propria tecnica terapica, della quale espone i successi (percentuali di riuscita attorno al 90% con una media di soltanto sette sedute). Di contro vengono messi in cattiva luce - anche se soltanto velatamente - gli altri metodi più tradizionali, mediante l'esposizione di casi di successo che psichiatri e psicanalisti non erano riusciti a risolvere.
Ma l'intento dell'autore non è sicuramente quello di creare un dibattito scientifico sull'argomento, considerato anche il taglio chiaramente divulgativo dell'opera, destinata ad un pubblico vasto che può farsi un'idea riguardo uno dei temi più interessanti della psicologia, quello delle fobie patologiche, e di uno dei metodi con cui è possibile curarle.

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