Anno di prima pubblicazione: 1819
Edito da: Garzanti, Rizzoli, Mondadori,
Newton & Compton
Voto: 8,5/10
Pagg.: 550 (nell'edizione Garzanti)
Traduttore: Laura Ferruta
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Il più celebre libro di Sir Walter
Scott si discosta dal tema dello scontro anglo-scozzese che aveva
connotato le precedenti opere in prosa dell'Autore di Edimburgo (a
partire da Waverley, del 1814, capostipite del romanzo storico
moderno, il genere la cui paternità viene generalmente attribuita,
per l'appunto, a Scott).
Lo scontro tra inglesi e scozzesi viene
trasposto nel quotidiano contrasto (che in realtà non era così
marcato) tra normanni e sassoni, rispettivamente vincitori e vinti
nella battaglia che aveva decretato il controllo dell'Inghilterra.
Ambientato all'epoca di Riccardo Cuor
di Leone, sul finire del XII secolo, Ivanhoe narra le gesta
dell'omonimo protagonista, di ritorno in incognito dalle crociate.
Ivanhoe è sassone ed è stato
rinnegato dal padre Cedric perché ha seguito in Terra Santa il
normanno re Riccardo d'Inghilterra.
Nessuno capisce che il giovane
cavaliere senza nome e senza volto che si presenta al torneo di Ashby
con la scritta “desdichado” (diseredato) sullo scudo, è
proprio lui.
Al torneo sconfigge uno ad uno gli
arroganti cavalieri normanni, sotto gli occhi di Giovanni d'Angiò,
fratello di Riccardo Cuor di Leone, che trama contro di lui
approfittando delle notizie che danno il re d'Inghilterra prigioniero
in terra tedesca.
In realtà Ivanhoe non ce l'avrebbe
fatta senza l'aiuto dell'altrettanto misterioso Cavaliere Nero, che
scompare nel nulla subito dopo il torneo.
Ivanhoe, ferito durante gli scontri,
viene curato dall'ebrea Rebecca e poi rapito, insieme ad un gruppo di
sassoni, da cavalieri normanni che si sono finti fuorilegge per
catturare la bella Lady Rowena, la pupilla di Cedric.
Il Cavaliere Nero, venuto a sapere
dell'accaduto, si mette alla testa di un esercito di fuorilegge
recuperato nella foresta e che fa capo all'abile arciere Locksley,
detto Robin Hood.
L'armata improvvisata riesce ad
espugnare il castello normanno di Torquilstone, ma uno dei cavalieri,
il templare Brian de Bois-Guilbert fugge portando con sé in ostaggio
l'ebrea Rebecca, di cui si è invaghito nonostante la condizione di
infedele della donna possa portarlo alla rovina presso il suo ordine.
Il Cavaliere Nero si rivela per chi è
veramente: re Riccardo d'Inghilterra tornato in patria in incognito
dopo la prigionia.
Quando Ivanhoe viene a sapere del
rapimento di Rebecca, che intanto è stata condannata al rogo dai
templari, si precipita in suo soccorso per lo scontro finale con
Bois-Guilbert.
Ivanhoe è il romanzo storico
per eccellenza, sicuramente il primo grande successo di questo genere
letterario, vista la poca fortuna (almeno fuori dai confini
nazionali) del capostipite Waverley.
Lettura tradizionalmente scolastica, si
fa apprezzare anche in età adulta, con i suoi personaggi
caratterizzati in modo impeccabile, che si tratti di quelli storici
(re Riccardo o suo fratello Giovanni d'Angiò), piuttosto che di
quelli leggendari (Robin Hood e la sua banda, tra cui un ruolo
importante ha il celebre Frate Tuck).
Le pagine di Scott sono formidabili nel
descrivere i momenti di azione. Il racconto del torneo di Ashby
conduce il lettore in un'altra epoca, facendolo immergere
completamente in essa, come se fosse lì, da spettatore, ad ammirare
i cavalieri lanciarsi uno contro l'altro a cavallo nella singolar
tenzone.
L'abilità dell'Autore nella narrazione
di un evento a metà tra lo sportivo e il guerresco diventa controllo
totale nelle pagine che descrivono l'assedio al castello di
Torquilstone.
Lo spirito cavalleresco trasuda con
forza dalle pagine, descrivendo un'età sì oscura, ma pregna di
dignità e valore (sebbene fosse un valore prettamente maschilista e
basato sulla legge del più forte):
“La cavalleria! Essa alimenta,
fanciulla, gli affetti più puri e più alti, è il sostegno degli
oppressi, la riparatrice dei torti, il freno al potere dei tiranni.
Senza di essa la nobiltà sarebbe un termine vuoto, e nella sua
lancia e nella sua spada la libertà trova la migliore protezione”,
dice Ivanhoe a Rebecca.
Emerge inoltre l'assai diffuso
antisemitismo dell'epoca con i due personaggi ebrei (Isaac di York e
sua figlia Rebecca) che vengono continuamente derisi e trattati alla
stregua di bestie, nonostante con i loro prestiti facessero dipendere
le sorti di molti degli uomini che pubblicamente li dileggiavano:
“Le età future potranno credere
che un’intolleranza tanto stupida sia mai esistita?” arriva a
chiedersi ad un certo punto lo stesso Bois-Guilbert.
E proprio sull'aspetto
dell'antisemitismo che Scott si dimostra molto attento nel mantenere
la verosimiglianza storica: quando tutto sembra deporre per un unione
tra Ivanhoe e l'ebrea Rebecca (vera protagonista femminile del
romanzo), quest'ultima invece esce di scena lasciando spazio a Lady
Rowena (un matrimonio misto sarebbe stato infatti totalmente
inverosimile per l'epoca, con buona pace degli appassionati di
romanzi rosa).
Ivanhoe è un libro per certi
versi immancabile nello scaffale (e nella memoria) di un appassionato
di romanzi e di letteratura in generale.
L'influsso che quest'opera avrà sul
romanticismo è notevole e del tutto evidente.
Con Ivanhoe, Scott si emancipò
dall'etichetta di scrittore di “romanzi scozzesi”, allargando il
proprio campo d'azione e diventando una personalità tra le più
importanti fra quelle del panorama letterario di lingua inglese.
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