11 ottobre 2016

Ivanhoe, di Walter Scott

Ivanhoe, di Walter Scott

Anno di prima pubblicazione: 1819

Edito da: Garzanti, Rizzoli, Mondadori, Newton & Compton

Voto: 8,5/10

Pagg.: 550 (nell'edizione Garzanti)

Traduttore: Laura Ferruta

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Il più celebre libro di Sir Walter Scott si discosta dal tema dello scontro anglo-scozzese che aveva connotato le precedenti opere in prosa dell'Autore di Edimburgo (a partire da Waverley, del 1814, capostipite del romanzo storico moderno, il genere la cui paternità viene generalmente attribuita, per l'appunto, a Scott).
Lo scontro tra inglesi e scozzesi viene trasposto nel quotidiano contrasto (che in realtà non era così marcato) tra normanni e sassoni, rispettivamente vincitori e vinti nella battaglia che aveva decretato il controllo dell'Inghilterra.
Ambientato all'epoca di Riccardo Cuor di Leone, sul finire del XII secolo, Ivanhoe narra le gesta dell'omonimo protagonista, di ritorno in incognito dalle crociate.
Ivanhoe è sassone ed è stato rinnegato dal padre Cedric perché ha seguito in Terra Santa il normanno re Riccardo d'Inghilterra.
Nessuno capisce che il giovane cavaliere senza nome e senza volto che si presenta al torneo di Ashby con la scritta “desdichado” (diseredato) sullo scudo, è proprio lui.
Al torneo sconfigge uno ad uno gli arroganti cavalieri normanni, sotto gli occhi di Giovanni d'Angiò, fratello di Riccardo Cuor di Leone, che trama contro di lui approfittando delle notizie che danno il re d'Inghilterra prigioniero in terra tedesca.
In realtà Ivanhoe non ce l'avrebbe fatta senza l'aiuto dell'altrettanto misterioso Cavaliere Nero, che scompare nel nulla subito dopo il torneo.
Ivanhoe, ferito durante gli scontri, viene curato dall'ebrea Rebecca e poi rapito, insieme ad un gruppo di sassoni, da cavalieri normanni che si sono finti fuorilegge per catturare la bella Lady Rowena, la pupilla di Cedric.
Il Cavaliere Nero, venuto a sapere dell'accaduto, si mette alla testa di un esercito di fuorilegge recuperato nella foresta e che fa capo all'abile arciere Locksley, detto Robin Hood.
L'armata improvvisata riesce ad espugnare il castello normanno di Torquilstone, ma uno dei cavalieri, il templare Brian de Bois-Guilbert fugge portando con sé in ostaggio l'ebrea Rebecca, di cui si è invaghito nonostante la condizione di infedele della donna possa portarlo alla rovina presso il suo ordine.
Il Cavaliere Nero si rivela per chi è veramente: re Riccardo d'Inghilterra tornato in patria in incognito dopo la prigionia.
Quando Ivanhoe viene a sapere del rapimento di Rebecca, che intanto è stata condannata al rogo dai templari, si precipita in suo soccorso per lo scontro finale con Bois-Guilbert.

Ivanhoe è il romanzo storico per eccellenza, sicuramente il primo grande successo di questo genere letterario, vista la poca fortuna (almeno fuori dai confini nazionali) del capostipite Waverley.
Lettura tradizionalmente scolastica, si fa apprezzare anche in età adulta, con i suoi personaggi caratterizzati in modo impeccabile, che si tratti di quelli storici (re Riccardo o suo fratello Giovanni d'Angiò), piuttosto che di quelli leggendari (Robin Hood e la sua banda, tra cui un ruolo importante ha il celebre Frate Tuck).
Le pagine di Scott sono formidabili nel descrivere i momenti di azione. Il racconto del torneo di Ashby conduce il lettore in un'altra epoca, facendolo immergere completamente in essa, come se fosse lì, da spettatore, ad ammirare i cavalieri lanciarsi uno contro l'altro a cavallo nella singolar tenzone.
L'abilità dell'Autore nella narrazione di un evento a metà tra lo sportivo e il guerresco diventa controllo totale nelle pagine che descrivono l'assedio al castello di Torquilstone.
Lo spirito cavalleresco trasuda con forza dalle pagine, descrivendo un'età sì oscura, ma pregna di dignità e valore (sebbene fosse un valore prettamente maschilista e basato sulla legge del più forte):
La cavalleria! Essa alimenta, fanciulla, gli affetti più puri e più alti, è il sostegno degli oppressi, la riparatrice dei torti, il freno al potere dei tiranni. Senza di essa la nobiltà sarebbe un termine vuoto, e nella sua lancia e nella sua spada la libertà trova la migliore protezione”, dice Ivanhoe a Rebecca.
Emerge inoltre l'assai diffuso antisemitismo dell'epoca con i due personaggi ebrei (Isaac di York e sua figlia Rebecca) che vengono continuamente derisi e trattati alla stregua di bestie, nonostante con i loro prestiti facessero dipendere le sorti di molti degli uomini che pubblicamente li dileggiavano:
Le età future potranno credere che un’intolleranza tanto stupida sia mai esistita?” arriva a chiedersi ad un certo punto lo stesso Bois-Guilbert.
E proprio sull'aspetto dell'antisemitismo che Scott si dimostra molto attento nel mantenere la verosimiglianza storica: quando tutto sembra deporre per un unione tra Ivanhoe e l'ebrea Rebecca (vera protagonista femminile del romanzo), quest'ultima invece esce di scena lasciando spazio a Lady Rowena (un matrimonio misto sarebbe stato infatti totalmente inverosimile per l'epoca, con buona pace degli appassionati di romanzi rosa).

Ivanhoe è un libro per certi versi immancabile nello scaffale (e nella memoria) di un appassionato di romanzi e di letteratura in generale.
L'influsso che quest'opera avrà sul romanticismo è notevole e del tutto evidente.
Con Ivanhoe, Scott si emancipò dall'etichetta di scrittore di “romanzi scozzesi”, allargando il proprio campo d'azione e diventando una personalità tra le più importanti fra quelle del panorama letterario di lingua inglese.

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