3 ottobre 2016

Leni Riefenstahl, di Leonardo Quaresima

Leni Riefenstahl, di Leonardo Quaresima

Anno di prima pubblicazione: 1984

Edito da: La Nuova Italia

Voto: 8,5/10

Pagg.: 134

___

Ex ballerina ed ex attrice (meglio nel primo ruolo che nel secondo, a sentire i giornali dell’epoca), Leni Riefenstahl è unanimemente riconosciuta nel mondo della settima arte come una delle registe donna più importanti e insieme più controverse della storia del cinema del Novecento.
Dopo una breve ma intensa carriera da attrice (sette film tra il 1926 e il 1933, quasi tutti diretti dal suo mentore Arnold Fanck e molti dei quali ambientati in montagna), la Riefenstahl passa dietro la macchina da presa per assecondare il suo forte impulso a creare e sperimentare: si interessa alle lenti, alle inquadrature, al montaggio.
Il cinema di montagna che aveva contraddistinto la sua carriera da attrice sarà anche la cornice in cui girerà il suo primo lungometraggio, La bella maledetta. La montagna rappresentava del resto l'ambiente in cui meglio si calava la cultura volkish allora dominante, che vedeva tra i suoi principali temi quello del rapporto tra uomo e natura.
Ma Leni Riefenstahl è famosa soprattutto per le sue opere registiche successive all'esordio. Dopo il controverso legame con il regime nazista, alla regista fu affidato (direttamente dal führer) il compito di dirigere un lungometraggio sulla prima adunata del partito nazista dopo la presa del potere da parte di Hitler.
Der Sieg des Glaubens (La vittoria della fede) venne però distrutto dopo la notte dei lunghi coltelli in quanto vedeva come co-protagonista quell'Ernst Röhm, ex capo delle SA, che era stato assassinato proprio in tale occasione. Il primo film “nazista” della Riefenstahl si credeva dunque perduto (ancora ai tempi a cui risale questo libro), prima che se ne trovasse qualche anno fa una copia in Inghilterra.
Ma è il secondo dei film “nazisti” della Riefenstahl (il terzo in totale) ad essere probabilmente il più famoso in assoluto: Triumph des Willens (Il trionfo della volontà) è dedicato al raduno di Norimberga dell'anno successivo, quello del 1934.
E' un film che non può non far nascere un paradosso etico tra forma e contenuto: girato in modo esemplare, con tecniche stilistiche all'avanguardia, che ispireranno molti famosi cineasti del futuro (Orson Welles, George Lucas, ecc.); ma insieme celebrativo di un regime e di un dittatore che hanno sconvolto la storia del Novecento (e dell'umanità).
Successivo a Triumph des Willens è Tag der Freiheit - Unsere Wehrmacht (I giorni della libertà - Il nostro esercito), girato l'anno successivo per mettere a tacere le critiche della Wehrmacht, che si era sentita relegata ad un ruolo di secondo piano nel precedente lungometraggio.
Il capolavoro della Riefentahl uscirà nel 1938: è il film – in due parti – girato in occasione delle Olimpiadi di Berlino del '36. Anche in questo caso l'esaltazione del regime è parte integrante della pellicola, sebbene in realtà il vero protagonista sia in questo caso chiaramente lo sport.
Il sorprendente stile ideato dalla regista per documentare efficacemente lo svolgimento delle varie discipline dei Giochi è ancora oggi oggetto di studio ed utilizzato pressoché pedissequamente dalle moderne trasmissioni sportive televisive.
Olympia sarà l'ultimo grande film della Riefenstahl. Lo scoppio della seconda guerra mondiale e la successiva sconfitta del nazismo porteranno la regista ad essere occupata principalmente su altri fronti: quello di ricostruirsi un'immagine dignitosa di fronte ad un pubblico che non le perdona la passata vicinanza al regime di Hitler.
Non mancheranno tuttavia alcuni nuovi progetti, uno dei quali (il film Tiefland – Bassopiano) portato a compimento nel 1954.

Un libro molto interessante quello di Quaresima, perché intreccia storia e cinema in un groviglio inestricabile, capace di entusiasmare gli appassionati dell'una e dell'altra materia (o di entrambe). Quello della vita e dell'opera di un personaggio come Leni Riefentashl resta sicuramente un tema complesso, ma l'autore lo affronta con assoluta onestà intellettuale, cercando di evitare, da un lato, facili e banali condanne, ma anche, dall'altro, di assecondare il gossip indimostrato (il riferimento va ovviamente ai presunti rapporti intimi tra la regista e il führer).
Quaresima, ad esempio, boccia le tesi (avanzate anche da critici autorevoli) di tendenze prenaziste o protonaziste per la prima opera della Riefentahl, in quanto derivanti da associazioni labili e influenzate a posteriori.

Il libro non è più stato aggiornato dal 1984 ed è difficilmente reperibile. Il motivo ce lo spiega lo stesso Quaresima in un'intervista concessa a Massimiliano Studer nel libro monografico da quest'ultimo dedicato al film Olympia: i cambiamenti da apportare alla prima edizione non sarebbero pochi, essendo ad esempio stato ritrovato il secondo film della regista (quello sul Congresso di Norimberga del 1933), ed avendo inoltre la Riefenstahl girato un nuovo film poco prima di morire.
Nell'intervista presente nel libro di Studer, Quaresima spiega inoltre la non facile genesi di questo “Castoro”: per riuscire a vedere tutti i film interpretati o diretti dalla Riefenstahl (la maggior parte dei quali rigorosamente in tedesco) l'autore dovette girare per diversi cineclub, festival e cineteche in Italia e soprattutto in Germania.

Nessun commento: