Anno di prima pubblicazione: 1984
Edito da: La Nuova Italia
Voto: 8,5/10
Pagg.: 134
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Ex ballerina ed ex attrice (meglio nel
primo ruolo che nel secondo, a sentire i giornali dell’epoca), Leni
Riefenstahl è unanimemente riconosciuta nel mondo della settima arte
come una delle registe donna più importanti e insieme più
controverse della storia del cinema del Novecento.
Dopo una breve ma intensa carriera da
attrice (sette film tra il 1926 e il 1933, quasi tutti diretti dal
suo mentore Arnold Fanck e molti dei quali ambientati in montagna),
la Riefenstahl passa dietro la macchina da presa per assecondare il
suo forte impulso a creare e sperimentare: si interessa alle lenti,
alle inquadrature, al montaggio.
Il cinema di montagna che aveva
contraddistinto la sua carriera da attrice sarà anche la cornice in
cui girerà il suo primo lungometraggio, La bella maledetta.
La montagna rappresentava del resto l'ambiente in cui meglio si
calava la cultura volkish allora dominante, che vedeva tra i suoi
principali temi quello del rapporto tra uomo e natura.
Ma Leni Riefenstahl è famosa
soprattutto per le sue opere registiche successive all'esordio. Dopo
il controverso legame con il regime nazista, alla regista fu affidato
(direttamente dal führer) il compito di dirigere un lungometraggio
sulla prima adunata del partito nazista dopo la presa del potere da
parte di Hitler.
Der Sieg des Glaubens (La
vittoria della fede) venne però distrutto dopo la notte dei
lunghi coltelli in quanto vedeva come co-protagonista quell'Ernst
Röhm, ex capo delle SA, che era stato assassinato proprio in tale
occasione. Il primo film “nazista” della Riefenstahl si credeva
dunque perduto (ancora ai tempi a cui risale questo libro), prima che
se ne trovasse qualche anno fa una copia in Inghilterra.
Ma è il secondo dei film “nazisti”
della Riefenstahl (il terzo in totale) ad essere probabilmente il più
famoso in assoluto: Triumph des Willens (Il trionfo della
volontà) è dedicato al raduno di Norimberga dell'anno
successivo, quello del 1934.
E' un film che non può non far nascere
un paradosso etico tra forma e contenuto: girato in modo esemplare,
con tecniche stilistiche all'avanguardia, che ispireranno molti
famosi cineasti del futuro (Orson Welles, George Lucas, ecc.); ma
insieme celebrativo di un regime e di un dittatore che hanno
sconvolto la storia del Novecento (e dell'umanità).
Successivo a Triumph des Willens
è Tag der Freiheit - Unsere Wehrmacht (I giorni della
libertà - Il nostro esercito), girato l'anno successivo per
mettere a tacere le critiche della Wehrmacht, che si era sentita
relegata ad un ruolo di secondo piano nel precedente lungometraggio.
Il capolavoro della Riefentahl uscirà
nel 1938: è il film – in due parti – girato in occasione delle
Olimpiadi di Berlino del '36. Anche in questo caso l'esaltazione del
regime è parte integrante della pellicola, sebbene in realtà il
vero protagonista sia in questo caso chiaramente lo sport.
Il sorprendente stile ideato dalla
regista per documentare efficacemente lo svolgimento delle varie
discipline dei Giochi è ancora oggi oggetto di studio ed utilizzato
pressoché pedissequamente dalle moderne trasmissioni sportive
televisive.
Olympia sarà l'ultimo grande
film della Riefenstahl. Lo scoppio della seconda guerra mondiale e la
successiva sconfitta del nazismo porteranno la regista ad essere
occupata principalmente su altri fronti: quello di ricostruirsi
un'immagine dignitosa di fronte ad un pubblico che non le perdona la
passata vicinanza al regime di Hitler.
Non mancheranno tuttavia alcuni nuovi
progetti, uno dei quali (il film Tiefland – Bassopiano)
portato a compimento nel 1954.
Un libro molto interessante quello di
Quaresima, perché intreccia storia e cinema in un groviglio
inestricabile, capace di entusiasmare gli appassionati dell'una e
dell'altra materia (o di entrambe). Quello della vita e dell'opera di
un personaggio come Leni Riefentashl resta sicuramente un tema
complesso, ma l'autore lo affronta con assoluta onestà
intellettuale, cercando di evitare, da un lato, facili e banali
condanne, ma anche, dall'altro, di assecondare il gossip indimostrato
(il riferimento va ovviamente ai presunti rapporti intimi tra la
regista e il führer).
Quaresima, ad esempio, boccia le tesi
(avanzate anche da critici autorevoli) di tendenze prenaziste o
protonaziste per la prima opera della Riefentahl, in quanto derivanti
da associazioni labili e influenzate a posteriori.
Il libro non è più stato aggiornato
dal 1984 ed è difficilmente reperibile. Il motivo ce lo spiega lo
stesso Quaresima in un'intervista concessa a Massimiliano Studer nel
libro monografico da quest'ultimo dedicato al film Olympia: i
cambiamenti da apportare alla prima edizione non sarebbero pochi,
essendo ad esempio stato ritrovato il secondo film della regista
(quello sul Congresso di Norimberga del 1933), ed avendo inoltre la
Riefenstahl girato un nuovo film poco prima di morire.
Nell'intervista presente nel libro di
Studer, Quaresima spiega inoltre la non facile genesi di questo
“Castoro”: per riuscire a vedere tutti i film interpretati o
diretti dalla Riefenstahl (la maggior parte dei quali rigorosamente
in tedesco) l'autore dovette girare per diversi cineclub, festival e
cineteche in Italia e soprattutto in Germania.
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