20 dicembre 2014

Il libro dell'ignoranza, di John Lloyd e John Mitchinson

Il libro dell'ignoranza (The Book of General Ignorance), di John Lloyd e John Mitchinson

Anno di prima pubblicazione: 2006

Edito da: Einaudi

Voto: 8,5/10

Pagg.: 226

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Da un programma divulgativo della BBC, un libro che punta a sfatare gli errori più comuni nella cultura media popolare, dovuti, in alcuni casi, a false convinzioni tramandate nel tempo, in altri, a presunzioni non verificate in quanto apparentemente verosimili.

Giusto per fare alcuni degli esempi più eclatanti, di quelli che farebbero cadere dalla sedia un po' chiunque: gli imperatori romani ordinavano la morte del gladiatore con il pollice in su e non con il più celebre pollice girato all'ingiù; il materiale più comune sulla Terra è la perovskite (e non l'ossigeno o l'acqua, come potrebbero pensare i più).
Stupirà gli americani, ma non noi di certo, sapere che il telefono è stato inventato da Meucci anziché da Bell (lo sappiamo solo noi italiani per ragioni patriottiche). Quell'Alexander Graham Bell che disse “Un giorno ci sarà un telefono in ogni grande città degli Stati Uniti” (una previsione forse velleitaria per l'epoca ma che oggi fa quanto meno sorridere), in realtà non inventò il telefono, ma fu soltanto il più lesto a brevettarlo.

Un libro che è una giocosa accusa alle false credenze, una critica alla fiducia che si ripone in ciò che si apprende in via indiretta. Del resto, come diceva George Orwell, “vedere ciò che ci sta sotto il naso richiede uno sforzo costante”.
Si tratta di una lettura veloce e divertente, essendo strutturata con domande concise, apparentemente semplici, seguite da brevi risposte sorprendenti, che spesso lasciano di stucco.
Si scopre così che la più grande cosa vivente è un fungo, che si trova nell'Oregon e occupa 890 ettari. La maggior parte di esso è in verità sotto terra, sotto forma di un enorme intreccio di miceli (l'equivalente nei funghi delle radici degli alberi).
Oppure che il posto più secco del mondo è in Antartide, dove, in alcune regioni, non piove da circa due milioni di anni. Tecnicamente si definisce deserto un luogo dove cadono meno di 250 mm. circa di pioggia all'anno.
È dunque l'Antartide il deserto più secco del pianeta, e il Sahara (con i suoi 25 mm. di pioggia all'anno in media) non si piazza nemmeno al secondo posto, occupato dal deserto di Atacama in Cile (0,1 mm. all'anno).
Alcune domande sono in realtà un po' a trabocchetto, o formulate in modo da far cadere in errore colui che non richiede una formulazione più precisa del quesito.
Così la “montagna più alta” si troverà ovviamente su Marte se il perimetro di riferimento è il sistema solare, anziché la Terra. Un perimetro che si può estendere addirittura all'intero universo conosciuto, ma più per scarsità di conoscenza umana che per la verosimiglianza del dato. Il Monte Olimpo di Marte, con i suoi 22 km di altezza e 624 di larghezza, diventa così la montagna più alta e grande dell'universo conosciuto.
E se si chiedesse invece la montagna più “lunga” della Terra? Una formulazione ambigua che deve far riflettere. Il Mauna Kea, il vulcano più alto delle isole Hawaii, raggiunge una altitudine di 4.206 metri sul livello del mare, ma se misurato dal fondale dell'Oceano Pacifico, da dove si erge, l'altezza complessiva raggiunge e supera i 10.000 metri.
L'Everest, con i suoi 8.848 metri, è dunque soltanto la montagna più alta della Terra, ovverosia la montagna che raggiunge l'altitudine più elevata del pianeta.

Il libro di Lloyd e Mitchinson non si limita a sfatare false credenze, proponendo infatti anche molte interessanti curiosità.
Scopriamo così che la balenottera azzurra, nonostante le sue dimensioni, non può inghiottire niente che sia più grande di un pompelmo. La sua gola, infatti, ha un diametro molto piccolo, delle dimensioni di un piatto da dessert, pur trattandosi del più grande animale mai esistito:
  • 32 metri di lunghezza (il triplo del dinosauro più grande);
  • un peso pari a quello di 2.700 persone circa;
  • la lingua che pesa più di un elefante;
  • il cuore che ha le dimensioni di un'utilitaria;
  • lo stomaco che può contenere oltre una tonnellata di cibo.
Non pare possibile (e francamente non si sa nemmeno come lo si sia potuto rilevare), ma sembrerebbe che il verso della balenottera possa essere percepito da altre balene fino a oltre 16.000 km di distanza.
Sempre per restare nel campo animale, si scopre che l'uovo di struzzo è la più grande cellula presente in natura, e che nel 1945, in Colorado, venne tagliata la testa ad un giovane galletto che sopravvisse, ciò nonostante, per due anni, prendendo anche tre kg di peso. Un polletto che divenne un'attrazione popolare e fece il giro degli Stati Uniti. Ma come fu possibile? La spiegazione del mistero si tinge di macabro: il colpo di accetta mancò la giugulare e decapitò l'animale facendogli però rimanere attaccato al collo un lembo di tronco encefalico, che gli permise di sopravvivere.
L'animale più pericoloso che sia mai vissuto... ebbene sì, è la zanzara. Si stima che abbia ucciso 45 miliardi di persone (circa la metà degli esseri umani vissuti finora). Più precisamente, il più grande serial killer di tutti i tempi è la zanzara femmina, dato che i maschi mordono solo le piante. Ovviamente le morti avvengono per via indiretta, a causa delle oltre cento malattie potenzialmente mortali (malaria, febbre gialla, encefalite...) di cui sono portatrici. Ancora oggi la morte di una persona ogni 12 secondi è causa loro.
Ma le sorprese riguardo gli animali serial killer non finiscono qui: perché al secondo posto, ebbene sì, ci sono le marmotte, che hanno ucciso indicativamente un miliardo di persone. Anche in questo caso per via indiretta, dato che le marmotte sono particolarmente soggette alla peste bubbonica, che trasmettono a pulci, topi e, tramite questi, all'uomo. Giusto per capirci, tutte le grandi epidemie di peste in Asia e in Europa sono state causate dalla marmotta della Mongolia.
Se con la rivelazione di Meucci ci siamo riappropriati (agli occhi degli stranieri) dell'orgoglio nazionalista che (a volte) ci contraddistingue, ecco subito una notizia che non farà bene agli sciovinisti accesi: il grande Marco Polo, ebbene sì, era croato! Nacque infatti come Marko Pilic in Dalmazia, nel 1254, quando era protettorato veneziano. Se lo shock non fosse sufficiente, ecco gli autori che mettono in dubbio il fatto che abbia veramente compiuto il viaggio descritto ne “Il Milione”: secondo alcune teorie, infatti, egli riportò soltanto i resoconti dei viaggiatori che ritornavano dalla “via della seta” e che facevano tappa alla stazione commerciale che gestiva, insieme al padre e allo zio, sul Mar Nero.
Quel che è certo è che non introdusse in Italia la pasta e il gelato: della prima se ne ha menzione a Genova già nel 1279 (e comunque era conosciuta nei paesi arabi fin dal IX secolo); quanto al gelato (che potrebbe anch'esso essere un'invenzione cinese) non si hanno altri cenni in Italia fino alla metà del Seicento.
Giusto per rovinare l'umore anche ai cugini francesi, ecco un'altra rivelazione sorprendente: la ghigliottina fu inventata ad Halifax, nello Yorkshire, intorno al 1200. Il medico francese Guillotin ebbe soltanto l'idea di un metodo meccanico di esecuzione standardizzato, che presentò all'Assemblea Nazionale nel 1789. Il congegno fu infatti messo a punto da Antoine Louis, segretario dell'Accademia di medicina. Ma un modello rudimentale era, per l'appunto, già esistente in Inghilterra fin dal XIII secolo.
Tutto sommato, è forse una buona notizia per i francesi, che possono quanto meno disconoscere la paternità di uno strumento che, nei primi dieci anni della Rivoluzione francese, fece circa 15.000 vittime. Solo la Germania nazista si macchiò di un numero maggiore di esecuzioni, 40.000 tra il 1938 e il 1945.
Giusto per aggiungere un tocco di macabro alla rivelazione, ecco una curiosità raccapricciante: la testa mozzata dalla ghigliottina si stima che rimanga cosciente per un periodo che va dai 5 ai 13 secondi successivi alla decapitazione.
Meglio prenderla con ironia, citando George Bernard Shaw: “più cose vedo delle classi ricche, più capisco la ghigliottina”.
Sempre restando in tema di rivoluzione francese, sorprende sapere che durante la presa della Bastiglia, evento epocale e simbolico come pochi altri, furono liberati soltanto sette prigionieri. Il 14 luglio è stato sicuramente un giorno sopravvalutato per ragioni di propaganda rivoluzionaria, pur se ancor oggi è festa nazionale in Francia.
Basti pensare che sul diario di Luigi XVI, in quel giorno, si legge soltanto un “rien”, nulla. E il monarca si riferiva alla battuta di caccia.
Tra le altre curiosità centellinate da Lloyd e Mitchinson:
Il diamante più grosso conosciuto si trova nella stella Lucy, della costellazione del Centauro, visibile dall'emisfero sud. Ha un diametro di 4.000 km e pesa 2 x 10^24 tonnellate.
Il materiale più comune sulla Terra, come già anticipato, è la perovskite, un composto minerale di magnesio, silicio e ossigeno che dovrebbe costituire circa il 50% della massa del pianeta. Si suppone infatti che il mantello terrestre sia composto principalmente di tale sostanza.
La Luna non gira intorno alla Terra. I due corpi celesti, infatti, girano entrambi attorno ad un comune punto di gravità che si trova a circa 1.600 km sotto la superficie terrestre.
Quanti satelliti naturali ha la Terra? Ad oggi ne sono conosciuti sette. Oltre alla Luna vi sono infatti sei asteroidi di dimensioni variabili che ruotano costantemente attorno al nostro pianeta (anche se con orbite irregolari).
Non stupirà nessun fisico sapere che gli atomi sono composti quasi totalmente di spazio vuoto. Simulando la grandezza di un atomo pari a quella di un campo di calcio, il nucleo avrebbe la grandezza di un fagiolo posto al centro del campo.
Anche lo spazio è decisamente sottopopolato: la densità media è di un paio di atomi ogni metro cubo. Solo di tanto in tanto, infatti, la gravità li organizza in stelle e pianeti.
La velocità della luce nel vuoto è di circa 300.000 km/secondo. Ma quando passa attraverso la materia essa viene rallentata. Gli scienziati sono riusciti a rallentare la luce fino a 60 km orari facendola passare attraverso il sodio a -272 gradi centigradi. Sono addirittura riusciti ad immobilizzarla facendola passare in un condensato di Bose-Einstein di rubidio.
Come anticipato, gli imperatori romani ordinavano la morte del gladiatore sconfitto con il pollice in su. L'errata credenza opposta si è diffusa a causa dell'errata interpretazione dell'espressione “pollice verso”, che significa pollice girato, e che venne tradotto dai più come “girato verso il basso”. Alla confusione contribuì anche un famoso quadro dell'Ottocento di un certo Jean-Leon Gerome che rappresentò un gladiatore che riceveva dalle vestali il segnale di uccidere lo sconfitto, mediante pollice girato verso il basso. Il titolo del quadro era appunto “Pollice verso”.
Il segnale di risparmiare la vita allo sconfitto si dava con il pollice appoggiato sul pugno dell'altra mano (per indicare di riporre la spada nel fodero, mentre il dito in alto indicava simbolicamente una spada sguainata).
Le cinture di castità nella versione da noi conosciuta pare che in realtà non esistessero, almeno nel Medioevo. L'unica testimonianza documentata è quella dell'utilizzo, da parte delle donne fiorentine del '400, di calzoni di ferro (simili ad armature) di cui le stesse possedevano la chiave. L'idea delle cinture di castità sembra così nascere da fantasie ottocentesche. I musei che ne mostravano dei modelli le hanno ritirate dopo che si è dimostrato trattarsi di falsi ottocenteschi, costruiti per saziare la curiosità dei collezionisti.
 
Ma come nasce un'errata credenza, capace di diffondersi fino a diventare un fatto notorio? Un fatto che, benché mai accaduto, diventa addirittura difficile da contrastare per chi voglia portare alla luce la verità?
Sicuramente importante, almeno al giorno d'oggi, è il ruolo dei media nella diffusione delle informazioni. Un caso classico, che viene riportato nei manuali di giornalismo per spiegare come possono nascere i falsi miti al giorno d'oggi, è quello delle femministe del '68, a cui viene attribuito il celebre episodio della manifestazione che culmina con l'appiccamento del fuoco ai reggiseni. A fondare questa falsa leggenda metropolitana fu un articolo di un'inviata del New York Post, che nel testo riportò la minaccia (che rimase tale), fatta dalle manifestanti, di bruciare i propri indumenti intimi. Ma il titolista del Post, per ovvie ragioni di sensazionalismo mediatico, chiamò quelle donne “bruciareggiseni”, generando tale convinzione agli occhi dei più. Chiaramente, una notizia stravagante come questa non ci mise molto a diffondersi nel pubblico, a dispetto della sua veridicità.
Nel libro di Lloyd e Mitchinson, si apprendono davvero moltissime curiosità.
Ad esempio, assai interessante è il fatto che diverse culture (antiche o relativamente moderne) non concepiscano il concetto di colore. Gli antichi greci, ad esempio, descrivevano gli oggetti in base alle caratteristiche del materiale con cui erano fatti, o a cui somigliavano. Nell'Iliade e nell'Odissea, Omero (strano peraltro che gli autori parlino così a cuor leggero di una figura circa la cui esistenza si dubita) affermava che il cielo era bronzeo, e la stessa cosa diceva ad esempio del sangue, riferendosi alla sua brillantezza; pare infatti che nei due poemi si citino soltanto quattro colori in tutto.
Allo stesso modo ragionavano fino a qualche tempo fa i gallesi (e qualche retaggio è rimasto ancor oggi se si pensa che essi non hanno un termine che indichi il marrone) nonché, ancora oggi, diverse tribù della Papua Nuova Guinea.
Tra gli altri esempi di convinzioni ben radicate ma errate che il libro di Lloyd e Mitchinson corregge vi sono anche i seguenti:
  • le gobbe dei cammelli contengono grasso e non acqua, come molti credono;
  • il nome America deriva molto probabilmente dal ricco mercante inglese Richard Ameryk, che finanziò le spedizioni di Giovanni Caboto (il navigatore che approdò nel nord-America nel 1497 e nel 1498). Amerigo Vespucci posò il piede sul nuovo continente soltanto due anni più tardi, ma già nel 1497 nell'annuario di Bristol si fa riferimento al termine America. La convinzione che lega Vespucci al nome del “nuovo continente” deriva probabilmente dal fatto che l'italiano, nel 1500-1502, scoprì e mappò la costa sudamericana: il cartografo Waldseemuller nella sua grande mappa del mondo (la più antica a nominare il “nuovo continente”) usò il termine America pensando che derivasse dal nome di Vespucci;
  • la capitale della Thailandia è Krung Thep e non Bangkok, dato che i thailandesi non usano il termine Bangkok da oltre 200 anni; curiosamente però gli stranieri (enciclopedie comprese) continuano ad utilizzare l'antico nome. Curiosità nella curiosità: Krung Thep è soltanto un'abbreviazione del nome ufficiale della città, un'unica parola composta di 152 lettere in lingua thailandese che è il toponimo più lungo del mondo;
  • il primo animale mandato nello spazio fu, nel 1946, la drosofila (un piccolo insetto della stessa famiglia che comprende il moscerino della frutta); a seguire furono inviati scimmie e topi e solo successivamente la famosa cagnetta Laika, che fu il primo animale inviato dai russi (1957); inizialmente, quasi tutti gli animali morirono per gli effetti del viaggio, compresa Laika, che morì per stress da calore;
  • la convinzione che la Terra fosse piatta è più recente di quanto si pensi. Nacque e si diffuse soltanto nel XIX secolo. Si pensa che già dal IV secolo a.C. nessuno pensasse che la Terra fosse piatta. Colombo, ad esempio, pensava fosse a forma di pera e il suo viaggio era volto a dimostrare che le Indie fossero più vicine di quanto ci si aspettava. La falsa credenza che sostiene che Colombo viaggiò per dimostrare la sfericità della Terra è attribuibile ad alcune cronache e biografie che riportarono questa idea, soprattutto nel caso di un libro di Washington Irving che ebbe molto successo, “La vita e i viaggi di Colombo” del 1828;
  • il primo ad ipotizzare la teoria eliocentrica fu Aristarco da Samo nel 310 a.C. e non Copernico, che anzi si ispirò anche ad Aristarco, tanto da citarlo nella sua opera (riferimento poi cancellato dall'editore per non minare la pretesa originalità del libro); la teoria di Aristarco è citata da Archimede, al fine di confutarla (come fecero tutti gli astronomi dell'epoca);
  • la costruzione più grande mai realizzata dall'uomo sulla Terra è Fresh Kills, la discarica di Staten Island; la muraglia cinese è soltanto al secondo posto.
Altre curiosità:
  • il posto più freddo dell'intero Universo, si trova sulla Terra, e in particolare in Finlandia, dove un team dell'Università di Helsinki riuscì a raffreddare un frammento di radio fino a 1/10 di miliardesimo di grado sopra lo zero assoluto; e considerato che anche nello spazio più profondo raramente si scende sotto i -245 gradi centigradi, il record dovrebbe resistere a lungo. Anche se c'è un'eccezione: la Nebulosa cosiddetta Boomerang spruzza gas ad una temperatura di -271 gradi centigradi, la più bassa mai registrata al di fuori di un laboratorio;
  • l'ultima era glaciale non è ancora finita; tecnicamente infatti, i geografi definiscono come era glaciale un periodo nella storia della Terra in cui esistono le calotte polari;
  • di 14.000 eschimesi groenlandesi, solo 3.000 hanno visto un igloo nella loro vita; fino al 1800 gli inuit erano talmente isolati da credersi l'unico popolo ad abitare il pianeta;
  • la città più estesa del mondo è Honolulu, la cui superficie, per questioni amministrative, comprende tutte le isole Hawaii nord-occidentali, anche se un 72% della superficie consiste di acqua del Pacifico;
  • i delfini dormono spegnendo metà del cervello e chiudendo l'occhio opposto. L'altra metà rimane sveglia, ricordandosi di risalire in superficie per respirare, mentre l'occhio rimasto aperto controlla che non vi siano predatori e/o ostacoli. Ogni due ore circa, le parti si scambiano: un comportamento che viene chiamato “logging”;
  • la rotazione della Terra intorno al proprio asse non dura mai esattamente 24 ore. Il giorno terrestre può arrivare ad essere più lungo o più corto di 50 secondi per effetto dell'attrito causato dalle maree oppure a causa di fenomeni climatici e geologici. Nel 1967 si arrivò così a ridefinire il concetto di secondo sulla base di periodi di radiazione dello stato fondamentale dell'atomo di cesio. Siccome nel corso di un anno un giorno medio è di una frazione di secondo più breve di 24 ore, si rende periodicamente necessario aggiungere un “secondo bisestile” dopo un certo numero di anni.
Non mancano, per il vero, le curiosità e le risposte un po' forzate, basate su sottigliezze terminologiche. Come quella che lascia intendere che gli Stati Uniti d'America siano 46 anziché 50, dato che Virginia, Kentucky, Massachusetts e Pennsylvania sono tecnicamente dei Commonwealth e non degli Stati; o quella che afferma che il primo presidente degli USA fu in realtà Peyton Randolph, ossia il primo dei 14 presidenti degli Stati d'America riuniti in Congresso Generale che precedettero la presidenza Washington (che fu il primo presidente degli USA indipendenti).
In conclusione, quello di Lloyd e Mitchinson è davvero un libro soprendente. Ciascuna pagina lascia a bocca aperta o fornisce comunque notizie molto interessanti e curiose. È inoltre strutturato in maniera molto semplice, rendendolo così godibile e di facile lettura.
Un prontuario da tenere sempre a portata di mano, per stupire e stupirsi. Qualche forzatura c'è, è innegabile. E anche qualcosa che non convince, nonostante le ricerche e la documentazione alla base dell'opera. Ma un libro come questo non può che renderci dubbiosi di fronte ad ogni cosa, a cominciare dalle notizie che esso stesso fornisce.
Ciò che resta sicuramente è un inquietante sensazione di diffidenza verso il nozionismo e la cultura usa e getta. Tramandare errori e false conoscenze è fin troppo semplice, come dimostrano Lloyd e Mitchinson, soprattutto quando vi sono intenti sensazionalistici, ma anche semplicemente quando si accetta qualcosa senza verificarne la fonte o la veridicità. Con il tempo, poi, errori grossolani acquistano popolarità e magari pure autorevolezza.
Inutile dire che nella nostra epoca, l'era di internet, il pericolo di diffondere false verità cresce esponenzialmente. Basti pensare a due strumenti come Google e Wikipedia, spesso utilizzati per dare risposte rapide a dubbi e domande, attingendo ad un mondo, quello del web, assolutamente mistificabile e spesso privo di qualunque verificabilità.
Trovare sul web qualcosa di verosimile ma non veritiero è un pericolo sempre più attuale, un rischio acuito dalla progressiva dismissione dei tradizionali strumenti del sapere: saggi ed enciclopedie scritti da persone veramente competenti o che si sono ampiamente documentate... un po' come questo libro.
[Appunti sparsi 2007]

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