Racconti (antologia), di Francis Scott Fitzgerald
Anno di prima pubblicazione: 1920-1940
Edito da: Feltrinelli
Voto: 7/10
Pagg.: 307
Traduttori: Vari
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Durante la sua vita Francis Scott Fitzgerald scrisse centosettantotto
racconti, pubblicati su riviste a larga diffusione nel corso degli anni Venti e Trenta. Di
questi, solo una quarantina furono inseriti nelle quattro raccolte che
uscirono in concomitanza con la pubblicazione dei quattro romanzi compiuti scritti
dall’Autore del Minnesota.
Si tratta di Flappers
and Philosophers (Maschiette e Filosofi)
raccolta pubblicata nel 1920, lo stesso anno del romanzo Di qua dal paradiso.
Del 1922 è Tales of
the Jazz Age (Racconti dell’età del
jazz), forse la sua raccolta più celebre, uscita nell’anno di Belli e dannati.
All the Sad Young Men
è del 1926, l’anno successivo alla pubblicazione de Il Grande Gatsby.
Ultima raccolta è Taps
at Reveille del 1935, un anno dopo Tenera
è la notte.
Questa antologia pubblicata da Feltrinelli raccoglie una selezione di tredici
racconti:
Il curioso caso di
Benjamin Button
Sogni d’inverno
Assoluzione
La cosa più sensata
Amore nella notte
La scala di Jacob
Un breve viaggio a
casa
Due torti
Un viaggio all’estero
Ritorno a Babilonia
Una pagina nuova
Amore caro
Pomeriggio di un
autore
oltre ad un interessante saggio scritto da Franca Cavagnoli (Rapsodia in blues).
Hemingway, nel suo libro di memorie Festa mobile, scrive di come Fitzgerald gli avesse una volta confessato
il suo disfavore verso i racconti pubblicati per le riviste, che per lui
equivalevano a “prostituirsi”.
Eppure, Fitzgerald continuò a scriverne parecchi, come mera
fonte di sostentamento, nonché per permettergli – sempre secondo le parole
riportate da Hemingway – di scrivere “libri dignitosi”.
Tuttavia, ad un certo punto, nemmeno i romanzi e i racconti
saranno più sufficienti per garantire allo scrittore una vita dignitosa. Di qui
la decisione di partire, nel 1937, alla volta di Hollywood, per scrivere
sceneggiature per il cinema (anche questa ritenuta un’occupazione di
ripiego).
Il periodo hollywoodiano sarà ben poco prolifico se si pensa
che si conta soltanto un film girato partendo da una sceneggiatura di Fitzgerald
(Tre camerati di Frank Borzage, tratto da un soggetto di Erich Maria Remarque).
I Racconti scelti
per questa antologia hanno alcuni tratti comuni: le ambientazioni generalmente
altoborghesi; il fatto di narrare storie di perdenti, di sconfitti, di malati
(fisicamente o psichicamente) o di soggetti assuefatti al vizio.
Eppure sono racconti tra di loro assai diversi.
Abbiamo un vero e proprio fantasy come Il curioso caso di Benjamin Button (forse il più celebre a causa
della recente trasposizione cinematografica).
C’è un racconto di viaggio che esplora la crisi di una
coppia (Un viaggio all’estero).
Uno (Amore nella notte)
che ha per insolito protagonista un espatriato russo, un giovane aristocratico
caduto in disgrazia dopo la rivoluzione d’Ottobre e trasferitosi a Cannes,
dove si guadagna da vivere come taxista dopo avervi trascorso le estati precedenti
in villeggiatura. È uno dei pochi racconti con un chiaro lieto fine.
In La scala di Jacob
fa la sua comparsa il mondo del cinema e dello star system.
In generale questi Racconti
non convincono del tutto (a parte qualcuno), non raggiungendo l’intensità
dei più celebri romanzi scritti dall’Autore statunitense.
Eppure confrontarsi con la scrittura ricercata e delicata di
Fitzgerald è sempre piacevole:
“con i goffi strumenti
della gelosia e del desiderio, Jacob cercava di creare quell’incantesimo etereo
e delicato come la polvere sull’ala di una falena”.
Fitzgerald ha uno stile di scrittura semplice ma impeccabile;
non eccede nelle metafore, ma quando le utilizza sono sempre memorabili:
“mi sembra spaventoso
che una cara ragazza come te si tuffi a occhi chiusi in un lago pieno di rocce”.
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