Anno di prima pubblicazione: 1994
Edito da: Baldini & Castoldi
Voto: 7,5/10
Pagg.: 399
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Uscito la prima volta nel 1994 - in
occasione del centenario dalla prima proiezione pubblica dei fratelli
Lumière (28.12.1895), episodio al quale si fa convenzionalmente
risalire la nascita della Settima Arte - questo libro di René Prédal,
docente di storia del cinema all'Università di Caen, è stato
successivamente aggiornato nel 2010, con una seconda edizione che ha
recuperato quanto accaduto negli ultimi quindici anni dal centenario.
L'obiettivo (ambizioso) di Prédal era
quello di raccontare cento anni di cinema in 300 pagine (diventate
400 con la seconda edizione), cosa che si può dire in parte
riuscita, grazie ad un'esposizione sì essenziale ma che cerca di
raccontare tutto ciò che di importante la Settima Arte ha saputo
regalare in un secolo di storia.
Il libro è suddiviso in tre parti: Il
cinema muto (1895-1930), Il cinema sonoro (1930-1960), Il
cinema moderno (1960-1995), che riflettono le tre grandi epoche
della storia del cinema (con la parte centrale che nell'accezione
'sonoro' include il cinema classico, quello realista francese e
quello neorealista italiano, nonché i primi episodi che anticipano
il modernismo).
La quarta parte, quella aggiunta nella
seconda edizione del 2010, è dedicata alle Cinematografie del
Mondo negli anni 2000. E' forse la parte meno riuscita, scritta a
15 anni di distanza dal resto del libro, cosa che si riflette in una
certa disorganicità, con i capitoli che spesso si riducono ad un'elencazione di film o di registi. Ma è anche la parte più completa
da un punto di vista geografico, merito della globalizzazione
dell'industria cinematografica degli ultimi vent'anni, che ha portato
all'emersione di registi di Paesi che non avevano una storia (e
infatti l'autore parla, ad esempio, del cinema di Taiwan, della
Thailandia, di Singapore, della Palestina e di Israele).
Nelle prime tre parti, la struttura è
mista tematica-geografica: alcuni capitoli riguardano precisi
argomenti o movimenti cinematografici (L'espressionismo tedesco,
Le avanguardie, Il realismo socialista), altri sono
genericamente incentrati su determinati Paesi o Continenti (La
Russia degli anni Venti, Il cinema asiatico).
Un occhio di riguardo è dedicato alla
cinematografia francese, ma forse meno di quello che ci si sarebbe
potuti aspettare da un critico transalpino. Anzi, l'autore tratta,
sebbene sommariamente, anche di alcuni Paesi o aree geografiche
cinematograficamente minori, come le Filippine, il Maghreb, il Medio
Oriente. C'è addirittura un sottocapitolo dedicato all'Africa nera.
Per quanto riguarda l'Italia, il focus
va, come prevedibile, sul neorealismo, ma anche sulla commedia
all'italiana e sul “nuovo cinema italiano” degli anni Sessanta e
Settanta.
Tra le parti più interessanti, il
capitolo dedicato a Il cinema e la guerra, ove si narra (tra le altre cose) degli
sforzi fatti in Europa per mantenere vivo l'impegno artistico
durante il secondo conflitto mondiale.
Interessante, inoltre, il capitolo dedicato a Gli autori solitari
degli anni Cinquanta, che riconosce l'eterogeneità stilistica di
quegli anni ed una certa difficoltà nell'inquadrare la
cinematografia del dopoguerra di alcuni Paesi. Come interessante è
la chiusura della prima edizione dedicata alla vecchiaia di due
grandi autori come Kurosawa e Manoel de Oliveira.
Chiude il libro una “postfazione
bibliografica” alla prima edizione, scritta da Alberto Farassino,
nella quale si fa una interessante panoramica sulle pubblicazioni che
trattano di storia del cinema e sulla difficoltà di esaminare una
materia così grande (ed in continua evoluzione) con opere
manualistiche, sia che affrontino l'argomento in poche pagine, sia che vi
dedichino diversi volumi.
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