30 gennaio 2017

Il cinema americano contemporaneo, di Giaime Alonge e Giulia Carluccio

Il cinema americano contemporaneo, di Giaime Alonge e Giulia Carluccio

Anno di prima pubblicazione: 2015

Edito da: Laterza

Voto: 8,5/10

Pagg.: 219

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La storia del cinema americano successivo all'avvento del sonoro è suddivisibile in due macro-periodi: quello classico, l'età d'oro dei divi e delle majors, che vede il dominio dello Studio System; e quello post-classico, iniziato con la rivoluzione della New Hollywood.
Proprio da tale fondamentale corrente di rinnovamento prende le mosse il libro di Giulia Carluccio e Giaime Alonge, rispettivamente preside e docente del DAMS di Torino, entrambi allievi del grande Gianni Rondolino.
Nonostante la loro provenienza accademica, i due autori dimostrano ottime doti divulgative, in un saggio che si rivela adatto ad un pubblico vasto ed eterogeneo, non di soli cinefili o studenti di cinema.

Il primo capitolo di quest'opera sul cinema americano contemporaneo è dunque dedicato alla New Hollywood, quella che viene definita la Nouvelle Vague americana, il cui inizio si fa risalire convenzionalmente a tre celebri film della fine degli anni Sessanta: Gangster Story di Arthur Penn, Il laureato di Mike Nichols e Easy Rider di Dennis Hopper.
Dopo averne ripercorso le tappe fondamentali, Alonge si sofferma su una delle pellicole più importanti del periodo: Taxi Driver, di Martin Scorsese, il film che consacra Robert De Niro nel firmamento di Hollywood e che lancia il regista italoamericano verso quella che sarà una carriera invidiabile.
La New Hollywood cambia in modo sostanziale il cinema americano, dando il colpo di grazia allo Studio System (già intaccato dall'avvento della televisione e da una sentenza della Corte Suprema di fine anni Quaranta che aveva rotto l'oligopolio delle majors). Si apre così un'autostrada per alcuni giovani e motivati registi, capaci di affacciarsi al panorama cinematografico a stelle e strisce con una ventata di nuove idee, ispirate principalmente dal cinema d'autore europeo.
Per Alonge la fine della New Hollywood è da collocare verso la metà degli anni Settanta, quando l'uscita di film di grande successo di pubblico (tra i quali Lo squalo, di Steven Spielberg, e Star Wars, di George Lucas) spostò nuovamente l'ago della bilancia dagli autori ai produttori.
Inizia così un'età dominata dai blockbuster, che prevarranno negli anni Ottanta e Novanta, quando tuttavia sorgerà una nuova generazione di registi indipendenti che darà vita alla cosiddetta Indiewood. Tra di essi, un ruolo di primo piano avrà il giovane Quentin Tarantino, che rivoluzionerà il cinema americano a partire dal suo primo lungometraggio, Le iene, oggetto di analisi nel secondo capitolo, anch'esso scritto da Alonge.
Giulia Carluccio si occupa invece degli anni Duemila, partendo dall'evento storico che ha scosso il mondo intero al principio del nuovo millennio: è innegabile che gli attentati dell'11 settembre 2001 abbiano infatti inciso su molti ambiti della vita degli americani (e degli occidentali in generale), incluso il cinema. Lo smarrimento di un popolo che scopre la propria fragilità emerge così nettamente nella produzione del primo decennio del nuovo secolo. Non solo in film come La 25esima ora, di Spike Lee (il primo a mostrare la ferita aperta di Ground Zero), ma anche in serie tv di grande successo come Lost, che proprio sulle paure basa il suo intreccio.

Per i due capitoli successivi si passa da una prospettiva cronologica ad un'analisi dei generi cinematografici: vengono in particolare presi in considerazione la commedia (a cura di Alonge) e il noir (capitolo di Giulia Carluccio).
La commedia è un genere che fu pressoché accantonato dai registi della New Hollywood, ma che ebbe comunque una grande importanza negli anni Settanta anche e soprattutto grazie ad un autore come Woody Allen, da sempre slegato da correnti o movimenti.
La commedia analizzata nel dettaglio da Alonge appartiene tuttavia ad un altro regista: si tratta di Harry ti presento Sally, di Rob Reiner, che è a suo modo esemplificativa della transizione del genere verso la modernità. Un tipo di commedia più leggero, ben lontano dalle pellicole dell'età classica, che aveva visto fiorire la screwball comedy piuttosto che la commedia alla Lubitsch, vero maestro del genere.
Il noir, invece, è un genere per così dire artificiale, nato dalla critica anziché dalle case di produzione. L'autrice si sofferma in particolare su quella che appare come la transizione verso il cosiddetto neo-noir. Pellicola emblematica di tale evoluzione è Blood Simple, film d'esordio dei fratelli Coen.

Con il sesto capitolo si cambia nuovamente prospettiva, passando all'esame di un singolo regista, un autore totalmente sui generis e anch'egli non incasellabile come Stanley Kubrick. Giulia Carluccio sviscera in particolare la sua ultima opera, Eyes Wide Shut, uscito in chiusura di secolo, poco dopo la morte del regista.
Gli ultimi due capitoli (il primo curato da Giulia Carluccio, il secondo da Giaime Alonge) sono dedicati, rispettivamente, a quello che viene definito il “cinema della convergenza” - quello contemporaneo di Matrix e dei franchise che dominano le classifiche degli incassi - e al cinema d'animazione, di cui vengono ripercorse le tappe storiche fino ad arrivare alle pellicole contemporanee più innovative come Shrek.

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