26 marzo 2017

Le grandi battaglie di Roma antica, di Andrea Frediani

Le grandi battaglie di Roma antica, di Andrea Frediani

Anno di prima pubblicazione: 2002

Edito da: Newton & Compton

Voto: 8/10

Pagg.: 368

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Grande conoscitore, ma soprattutto grande narratore di battaglie antiche, Andrea Frediani ha raccolto in questo saggio le più importanti battaglie che hanno avuto luogo durante la più che millenaria storia dell'Antica Roma. Il libro si destreggia tra l'epoca repubblicana e quella imperiale cercando di estrapolare le battaglie che hanno forgiato lo spirito della Città eterna e del mondo che aveva assoggettato al suo dominio.

Non solo di vittorie parla l'autore, ma anche di sconfitte. Ed anzi proprio da una sconfitta il libro prende le mosse per tentare di spiegare perché una piccola città come quella del centro Italia abbia potuto diventare un impero tra i più grandi che la storia ricordi.
Questa sconfitta fu quella subita dai romani presso il fiume Allia ad opera dei Galli Senoni (390 a.C.), cui seguì il famoso sacco di Roma. Dichiarato giorno nefasto nel calendario romano, il ricordo dell'Allia portò ad un vero e proprio complesso che forgerà lo spirito bellico dei romani, rendendoli indomiti guerrieri pronti a sacrificarsi per la propria città.
Le battaglie passate in rassegna da Frediani sono quelle delle guerre sannitiche (conclusesi attorno al 295 a.C., che portarono alle prime importanti espansioni territoriali in Italia) e quelle delle guerre con Pirro, terminate con la vittoriosa battaglia di Benevento del 275 a.C..
Largo spazio è lasciato alle due guerre puniche e alle principali battaglie in esse combattute (tra il 260 e il 202 a.C.): quelle sul mare della prima guerra punica (Milazzo e Isole Egadi), quando i romani capirono di poter competere anche su un “terreno” a loro non congeniale; e quelle impegnative, tra vittorie e sconfitte, della seconda (Lago Trasimeno, Canne, Metauro, Zama).
Meno interessanti le guerre del secondo secolo a.C.: la seconda e terza guerra macedonica e la guerra siriaca.
Un interesse che si rianima man mano che ci si avvicina alla fine della Repubblica, dove si narrano le gesta di coloro che furono gli acceleratori della transizione verso l'Impero: si inizia dalle vittorie di Mario sui cimbri e sui teutoni, con i quali fu arginato il pericolo barbaro (Aquae Sextiae nel 102 a.C. e Campi Raudii nel 101 a.C.). Si passa dunque alla guerra partica che causò la vergognosa sconfitta di Carre (53 a.C.), con la morte di uno dei triumviri, Marco Licinio Crasso.
Con le guerre galliche di Cesare si entra in un territorio conosciuto anche ai più. Di esse l'autore ci illustra la battaglia decisiva, quella di Alesia, combattuta nel 52 a.C.. La battaglia in cui il genio di Cesare emerge inconfutabile.
Se Frediani decide di saltare Farsalo e la fase delle guerre civili combattute da Cesare, non viene invece dimenticato il fondamentale combattimento navale di Azio che causò di fatto la fine delle pretese di Antonio (e della Regina Cleopatra che probabilmente lo manipolava) e l'ascesa di Caio Ottaviano, pronto a diventare l'Augusto, il primo imperatore della nuova forma di governo che Roma si sarebbe data per circa cinque secoli.
Tra le battaglie combattute in età imperiale iniziano a farsi frequenti le sconfitte, a cominciare da quella di Teutoburgo (9 d.C.), che comportò la fine delle ambizioni di espansione dell'Impero in terra germanica.
Una storia a se è quella dell'assedio di Masada, che concluse la prima guerra giudaica con un suicidio di massa (73 d.C.).
Con un lungo salto temporale si giunge alla battaglia di Ponte Milvio (312 d.C.), che contrapponendo Costantino a Massenzio vedrà la fondamentale vittoria del primo.
Le ultime tre battaglie raccontate da Frediani sono l'emblema di un impero minacciato dalle invasioni barbariche: alla vittoria di Strasburgo nel 357 d.C., seguì una dura sconfitta romana ad Adrianopoli circa vent'anni più tardi (378 d.C.).
L'ultima grande battaglia dell'Impero Romano d'Occidente fu quella combattuta ai Campi Catalaunici nel 451. La vittoria del generale Ezio sugli Unni di Attila, sarà un trionfo effimero, che non impedirà all'ormai debole Impero di cadere definitivamente venticinque anni più tardi.

Il libro di Frediani è ben scritto e sufficientemente approfondito. Prevalgono i riferimenti alle fonti antiche, mentre quelle moderne sono limitate a pochi testi fondamentali (ad es. quello di Mommsen). Qualche figura e qualche schema in più non avrebbero guastato, visto il tema trattato, ma ciò nonostante resta un buon testo di intrattenimento per gli amanti di storia antica.

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