28 luglio 2015

Cuore di tenebra, di Joseph Conrad

Cuore di tenebra (Heart of Darkness), di Joseph Conrad

Anno di prima pubblicazione: 1899/1902

Edito da: Feltrinelli, Einaudi, Garzanti, Mondadori

Voto: 8/10

Pagg.: 121 (nell'edizione Feltrinelli)

Traduttore: Ettore Capriolo

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"Lʼorizzonte era sbarrato da un nero banco di nubi e la tranquilla via dʼacqua che conduceva agli estremi confini della terra scorreva cupa sotto un cielo coperto – sembrava condurre nel cuore di unʼimmensa tenebra”.

Cuore di tenebra è ingiustamente celebre, almeno tra i più, per essere il “libro che ha ispirato Apocalypse now”, il grande film diretto da Francis Ford Coppola.
Ingiustamente perché Heart of Darkness è prima di tutto uno dei più importanti classici della letteratura inglese della prima metà del Novecento.

In realtà Cuore di tenebra uscì in episodi già sul finire dell’Ottocento, ma fu pubblicato integralmente soltanto nel 1902.
Narra, attraverso un lunghissimo monologo, delle vicende occorse al protagonista/narratore Marlow quando si recò in Africa nera sulle tracce di un misterioso uomo di nome Kurtz, il più grande procacciatore d’avorio della zona.
Kurtz vive nel profondo della foresta, circondato da pericolosi indigeni che sembrano considerarlo una divinità, a causa del suo aspetto e del suo carattere:
Di tutti i suoi doni quello che spiccava in modo preminente e che si portava appresso il senso di una presenza reale, era la capacità di parlare, le parole – il dono dellʼespressione, il più stupefacente e il più illuminante, il più nobile e il più spregevole, il flusso pulsante della luce o il rivolo ingannevole dal cuore di una tenebra impenetrabile”.

Verrà ritrovato da Marlow in un inquietante stato dissociato, a metà tra follia e delirio di onnipotenza.
Non avevo mai visto niente di paragonabile al cambiamento che si verificò nei suoi lineamenti, e spero di non vederlo mai più. No, non ne ero commosso. Ne ero affascinato! Come se fosse stato strappato un velo, scorgevo su quel viso dʼavorio lʼespressione di un orgoglio tenebroso, di un potere spietato, di un terrore vile – di unʼintensa e avvilita disperazione. Stava rivivendo la propria vita in ogni suo particolare, di desiderio, di tentazione e di resa, in quel momento supremo di conoscenza totale? Gridò in un sussurro a qualche immagine, a qualche visione – gridò due volte, un grido che non era più di un respiro.
Lʼorrore!
Lʼorrore!”.

Cuore di tenebra narra di questo viaggio e dell’incontro tra Marlow e Kurtz, in un climax tra i più memorabili della storia della letteratura, capace di inquietare il lettore con un vago ma profondo turbamento.
È poco più di un romanzo breve, ma in esso Conrad seppe infondere tutta la sua abilità di narratore moderno, con uno stile così lontano da quello ottocentesco, sebbene il XIX secolo non fosse ancora finito, al momento della scrittura.

È innanzitutto un romanzo in cui l’acqua è elemento fondamentale: Marlow, mentre racconta la sua storia, è a  bordo di una barca che sta per salpare; la ricerca di Kurtz, inoltre, si svolge sì nell’entroterra più profondo e inaccessibile dell’Africa centrale, ma Marlow ci si avventura risalendo un fiume (i luoghi, tuttavia, non vengono mai menzionati).
Risalire quel fiume era come viaggiare indietro nel tempo sino ai più lontani albori del mondo, quando la vegetazione cresceva sfrenata sulla terra e i grandi alberi erano re. Un corso dʼacqua deserto, un grande silenzio”.

Ciò che più vi è di inquietante in quest’opera è proprio la capacità di Conrad di descrivere le sensazioni create dall’avvicinamento a questa cultura indigena da parte di persone civilizzate, che si trovano totalmente in balia di una situazione apparentemente angosciante e pericolosa:
Potevamo immaginare di essere i primi uomini che prendevano possesso di unʼesecranda eredità, da soggiogare al prezzo di un tormento profondo e di fatiche eccessive. Ma tuttʼa un tratto, mentre arrancavamo per superare unʼansa, ecco una fuggevole visione di muri di giunco, di tetti dʼerba appuntiti, unʼesplosione di grida, un turbinio di arti neri, una massa di mani che battevano, di piedi che pestavano, di corpi che ondeggiavano, di occhi che roteavano, sotto lʼopprimente e immobile fogliame”.

Cuore di tenebra è sicuramente un’opera esplicitamente critica nei confronti del colonialismo di fine Ottocento e delle nazioni europee che ne furono responsabili.
Ma non solo.
È un’opera che nasconde ampie e cupe interpretazioni proprio nell’analisi del personaggio di Kurtz.
Lo stesso Autore si lascia andare ad alcune ampie riflessioni sulla vita e sul suo significato, in alcuni passaggi memorabili:
Che cosa strana la vita – quel misterioso organizzarsi di una logica implacabile per un futile obiettivo. Il massimo che potete sperarne è una certa conoscenza di voi stessi – cui arrivate troppo tardi – una messe di rimpianti inestinguibili. Io ho lottato con la morte. È la competizione meno eccitante che si possa immaginare. Si svolge in un grigio impalpabile, con niente sotto i piedi e niente attorno, senza spettatori, senza grida, senza gloria, senza la grande voglia di vincere, senza la grande paura della disfatta, in unʼatmosfera malsana di tiepido scetticismo, con poca fede nei propri diritti e ancor meno in quelli del vostro avversario”.

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