Mountain Madness - Scott Fischer. Dalle pendici dell’Everest, la
storia di una vita senza fine (Mountain Madness. Scott Fischer, Mont Everest & A Life Lived
on High), di Robert Birkby
Anno di
prima pubblicazione: 2009
Edito da: Alpine Studio
Voto: 7/10
Pagg.: 304
Traduttore:
Elena Castagna
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Scott Fischer è stato un alpinista celebre negli Stati Uniti
e un po’ meno altrove, se non dopo la sua triste fine durante la purtroppo
famosa tragedia dell’Everest del 1996.
Un dramma di recente raccontato nel film Everest, ispirato dal libro Aria Sottile di Jon Krakauer (per cui
vedi qui) e dalle altre pubblicazioni che hanno tentato di ricostruire quei
fatidici giorni (tra cui Everest 1996
di Anatolij Bukreev, la guida assunta da Fischer e che ebbe con Krakauer un
aspro dibattito sull’accaduto – per cui vedi qui).
Fischer morì mentre guidava, per la prima volta
sull’Everest, una spedizione commerciale della Società da lui fondata, la Mountain Madness, che dà il titolo al
libro.
L’autore è uno scrittore e alpinista americano, amico di
lungo corso di Fischer, con cui aveva condiviso alcune delle sue avventure.
La biografia inizia proprio con la prima scalata che i due
compirono insieme, quella del Monte Olympus, nello Stato di Washington.
Con un lungo flash-back, l’autore racconta dunque la vita
di Fischer, a partire dalla sua adolescenza.
La passione per la montagna (e per l’avventura in genere)
sbocciò grazie ad una trasmissione televisiva, Trenta giorni per la sopravvivenza, che lo convinse ad iscriversi
ai campus della NOLS, la National Outdoor
Leadership School, una vera e propria scuola di sopravvivenza outdoor, con
sede nel Wyoming.
Ben presto Scott diventerà un aiuto istruttore, dunque un
istruttore, ancora in giovanissima età.
Dopo l’esperienza alla NOLS, Fischer decide di voler coltivare
in autonomia la sua passione per la montagna e la scalata.
Inizia così a girare per i monti degli Stati Uniti,
compiendo varie ascensioni nel North-West e in Alaska.
Nel 1984 fonda, insieme a due soci, la Mountain Madness e inizia ad espandere la sua rete alpinistica
anche all’estero: in quello stesso anno compie la seconda scalata assoluta
(dopo quella di Messner) del complicatissimo Breach Icicle del Kilimanjaro.
A seguire, il tentativo fallito di raggiungere la vetta
dell’Annapurna Fang (nel libro è presente una bellissima fotografia, scattata da
Fischer, dell’infinita e sottilissima cresta a lama di coltello che porta alla
cima).
Dunque il monte Elbrus, la vetta più alta d’Europa (per
coloro che pongono l’inizio dell’Asia nella catena del Caucaso).
Ed ecco l’Himalaya, che aveva attratto Fischer fin da
giovane, quando vi si recò con un amico (partendo dalla Svizzera e arrivando a
Kathmandu in autostop), tentando la scalata dell’allora inviolato Langtang
Larung. A quei tempi fu l’inesperienza e la mancanza di attrezzatura idonea a fermare
i due giovani prima della vetta.
L’Himalaya e, in particolare, l’Everest, vera ossessione di
Scott, che dovette compiere diversi tentativi prima di raggiungere la vetta, in
grande stile.
Nel mezzo altre scalate notevoli: il K2 con Ed Viesturs nel
1992 e la prima scalata americana del Lhotse, la quarta vetta più alta del
pianeta.
Ed ecco la drammatica spedizione della primavera del 1996,
che Birkby decide praticamente di non raccontare, essendosi del resto già spesi
fiumi di inchiostro su quella tragedia.
L’autore si dedica soltanto al prima e al dopo, alle
emozioni derivanti dalla possibilità di portare per la prima volta dei clienti
sulla vetta del mondo e alla commozione causata dalla scomparsa di quell’uomo
che si pensava inarrestabile.
Una bella biografia, emozionante e intensa nelle parti in
cui descrive le grandi avventure di uno scalatore straordinario, per forza
fisica e di volontà. Unica pecca è la parte iniziale, quella della giovinezza
di Fischer, che inevitabilmente cattura meno l’attenzione. Il registro cambia
completamente con i resoconti delle prime grandi scalate, a partire da quella
del Kilimanjaro, poco prima di metà libro. Da quel momento è un continuo (ed un
crescendo) di emozioni e avventura, che consentono al lettore di conoscere a
fondo una grande figura dell’alpinismo americano di fine Novecento.
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