2 novembre 2015

Un polpo alla gola, di Zerocalcare

Un polpo alla gola, di Zerocalcare

Anno di prima pubblicazione: 2012

Edito da: BAO Publishing

Voto: 9/10

Pagg.: 188

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La seconda opera di Michele Rech, meglio noto come Zerocalcare, è un fumetto semi-autobiografico che racconta alcune vicende contestualizzate durante la sua infanzia.
Storie di ordinaria gioventù, in cui è difficile che il lettore non riesca ad immedesimarsi, rivedendo alcuni episodi della propria giovinezza.

Così diversi sembrano infatti i nostri passati. Eppure sono così simili, legati da pietre miliari che sono molto più che semplici fattori ambientali comuni, di contorno.
Con la solita fantastica vena creativa che lo contraddistingue, Zerocalcare racconta di una sua apparentemente banale spiata fatta alle elementari nei confronti di una sua amica, Sarah, convinto che tanto non l’avrebbero punita perché femmina (chissà perché, tutti i bambini maschi pensano che ad essere perseguitati siano soltanto loro).
Questa meschina delazione genererà nell’Autore-protagonista un senso di colpa opprimente, graficamente rappresentato da un soffocante polpo che si avvinghia alla gola nei momenti in cui esso torna ad affiorare.
Nella più classica delle reazioni incontrollate a catena, Sarah accuserà infatti della denuncia una sua compagna, Giulia Cometti, la quale, per tale motivo, inizierà ad essere vittima di comportamenti offensivi e ingiuriosi, che saranno causa di disagio e introversione.

A distanza di circa vent’anni, i ragazzi si ritroveranno insieme per il funerale di una maestra.
Per i giovani sarà momento di bilanci esistenziali, rappresentati da quegli sgradevoli confronti in cui si mettono sul piatto della bilancia le proprie vite: cosa fai, quanto guadagni, dove abiti...
Quei momenti che celebrano, se mai ce ne fosse bisogno, la fine dell’innocenza, mettendo una volta per tutte l’ineluttabile concretezza dell’età adulta davanti ai sogni e alle emozioni che si provavano da bambini.
Quella rimpatriata sarà l’occasione per Zerocalcare di togliersi finalmente quel polpo dalla gola (che non ha mai smesso di avvinghiarsi, sebbene sempre più sporadicamente), confessando a Sarah la delazione di vent’anni prima, quando ormai, tuttavia, a lei non importa più nulla.

Un polpo alla gola è un’opera molto più profonda di quello che potrebbe sembrare.
Dietro questo pur riuscito amarcord per giovani nati negli anni Ottanta (Zerocalcare, come suo solito, centellina sapientemente riferimenti che solleticano la memoria degli appartenenti alla sua generazione), si cela un’arguta analisi delle inquietudini e delle ossessioni dell’infanzia.
Nel presentare storie di ragazzini la cui vita viene sconvolta da quelli che sembrano banali, quotidiani episodi di gioventù, Un polpo alla gola espone una sorte di effetto farfalla socio-esistenziale molto interessante: cosa sarebbe accaduto a quel bambino se non fosse mai capitato un dato avvenimento? Cosa sarebbe diventato o cosa avrebbe potuto non diventare?
Essenziali, in tal senso, i pur secondari personaggi di Giulia Cometti (la bambina ingiustamente accusata della spiata e che da quel momento verrà per tale motivo bersagliata dai suoi compagni) e, soprattutto, di Corrado, il classico teppistello che, vent’anni dopo, al funerale della Maestra ci verrà accompagnato dalle guardie penitenziarie.
Centrale è anche il tema del bullismo infantile e dei segreti che ciascuno di noi si porta dietro dalla giovinezza, per fatti più o meno gravi, che danno occasione a Zerocalcare di proporre uno sconvolgente finale a sorpresa.

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