19 ottobre 2014

Il romanzo storico

Con il termine romanzo storico, si indica quell’opera letteraria, ambientata nel passato, che ricostruisce in modo verosimile l’atmosfera e i costumi dell’epoca, a prescindere dall’utilizzo di personaggi di fantasia o reali.
Convenzionalmente, si considera storico un romanzo ambientato in un’epoca di almeno cinquant’anni precedente a quella in cui viene scritto, o comunque in un’epoca in cui l’Autore non era ancora nato.
La correttezza storica degli eventi narrati non è un requisito essenziale (anche se è preponderante nella maggior parte dei romanzi storici), e lo dimostra il fatto che dentro tale genere letterario siano generalmente accolti anche alcuni romanzi ucronici, che descrivono la storia come avrebbe potuto essere qualora si fossero verificati o non verificati determinati eventi (un esempio è dato da Il complotto contro l’America di Philip Roth), nonché il cosiddetto romanzo pseudo-storico, che narra vicende storiche ma facendone una ricostruzione non rigorosa, che va spesso contro la storia “ufficiale”, dunque senza un metodo storico nel senso proprio di questo termine (e qui si contano centinaia di esempi sul filone dei romanzi che hanno per oggetto il Graal e/o i Templari).
Ma ovviamente non tutti i romanzi ucronici sono romanzi storici, essendo il requisito temporale importante per la definizione di questi ultimi: ad esempio, La svastica sul sole di Philip K. Dick, è sì un'ucronia ma non un romanzo storico, essendo stato scritto nel 1962, ossia a pochi anni di distanza dai fatti narrati, e da un autore che era vivente nell’epoca storica di ambientazione.
Il romanzo storico, nasce nel XIX secolo, nell’alveo della corrente letteraria del Romanticismo. Non che nel passato non si fossero già avute opere ambientate nel passato: basti pensare ad alcune opere teatrali di Shakespeare o ai romanzi sociali del Settecento (Defoe, Fielding) o ancora ai romanzi di Voltaire e Diderot. Lo stesso romanzo gotico (che nacque già nel Settecento), recava ambientazioni medioevali.
Ma nei casi anzidetti l’ambientazione storica era soltanto una lontana scenografia all’interno della quale si muovevano i personaggi, i veri protagonisti dell’opera. In certi casi, l’ambientazione era sì passata, ma così confusa da risultare indeterminata, calabile in una qualsiasi indefinita epoca del passato.
Il romanzo storico, per essere tale, richiedeva molto di più. La Storia doveva (e deve) essere protagonista essa stessa, non soltanto un mero scenario, una cornice.
Assai importante è inoltre la concezione che si ha della Storia all’interno delle pagine: non basta illustrare fatti e costumi storici descrivendoli secondo una prospettiva moderna e successiva; occorre piuttosto una totale immersione nella storia, che porti alla descrizione dell’ambientazione secondo una prospettiva temporale propria dell’epoca narrata più che dell’epoca in cui vive lo scrittore.
Il primo a far fare consapevolmente questo salto di qualità all’opera romanzesca fu lo scozzese Walter Scott, che con Waverley, del 1814, fornì quello che è pressoché unanimemente considerato il capostipite di questo genere letterario.
Sulle orme di Scott (che negli anni successivi pubblicò anche Rob Roy, nel 1818, e Ivanhoe, nel 1819), si innestarono diversi scrittori da ogni parte d’Europa: in Russia, Puskin con La figlia del capitano (1836); in Francia, Dumas (padre) con I tre moschettieri (1844); in Italia, Manzoni con la prima edizione cosiddetta ventisettana dei Promessi Sposi (1827).
Ma nonostante questo rapido sviluppo e nonostante il fatto che il romanzo storico sia ancora oggi vivo e vegeto (sebbene talvolta si consideri tale anche il mero romanzo ad ambientazione storica), l’evoluzione letteraria dell’Ottocento ci dice che questo genere narrativo non ebbe una particolare fortuna, siccome fu soprattutto un trampolino di lancio per la nascita del romanzo moderno: in Francia, infatti, soprattutto grazie ad un autore come Stendhal, del romanzo storico fu preso soltanto lo spirito per immergerlo nella narrazione di vicende ambientate nel presente (o comunque in un passato non così remoto da far sì che il romanzo fosse, appunto, storico).
Descrivere il presente come fosse storia diventerà la tendenza principale nella letteratura europea dell’Ottocento, con la riscoperta del romanzo sociale che a sua volta si riverserà nelle correnti letterarie del naturalismo e del verismo.

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