Anno di prima pubblicazione: 2015
Edito da: Rizzoli
Voto: 7/10
Pagg.: 156
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Le notizie sull’ISIS si susseguono oramai pressoché
quotidianamente sui giornali e sulle tv di tutto il mondo.
Il fenomeno dello Stato
islamico, nato apparentemente in sordina e inizialmente considerato come
una delle molteplici appendici estremiste di un mondo che noi occidentali
fatichiamo a comprendere, ha raggiunto infatti proporzioni preoccupanti e
probabilmente inattese.Siccome la comprensione di un fenomeno complesso come quello dell’ISIS passa necessariamente attraverso il suo studio - non essendo per nulla sufficienti le poche informazioni di contesto che vengono propinate da quotidiani e telegiornali - ecco che, per chi fosse interessato ad approfondire tali vicende, viene in soccorso questo libro di Maurizio Molinari, corrispondente dal Medio Oriente per La Stampa (dopo essere stato corrispondente dagli USA).
Nel presentare la storia del Califfato, che occupa larghe porzioni
del territorio di Siria e Iraq, Molinari illustra innanzitutto quali sono state
le basi su cui il Califfo ha costruito e consolidato il suo potere: la
distribuzione gratuita alla popolazione di pane, acqua ed elettricità, “facendo attenzione ad assumere gli ingegneri
giusti per gestire dighe e pozzi petroliferi”.
L’economia dello Stato islamico si basa infatti
principalmente sulla vendita di petrolio (tramite condotti che giungono anche
in Paesi terzi, come la Turchia, le cui autorità periferiche tollerano tali
traffici per propri tornaconti), ma anche - meno prevedibilmente - sul
saccheggio e la vendita di antichità e reperti archeologici.Si stima che lo Stato islamico possa contare su un patrimonio liquido di oltre 2 miliardi di dollari, il che lo rende di fatto “il gruppo terrorista più ricco del pianeta”.
Molinari riporta il sospetto che tra i vari finanziatori dell’ISIS, si nasconda addirittura il Qatar (in particolar modo fra il 2013 e il 2014). Uno Stato che da tempo cerca di fornire l’immagine di un Paese moderno e prospero e che non molti anni fa si è aggiudicato i campionati del mondo di calcio del 2022, non senza polemiche per presunte corruzioni.
Il paradosso è che il Qatar è alleato degli USA (ospita il comando delle truppe americane in Medio Oriente), ed è al contempo stato definito “ad alto rischio di terrorismo finanziario” dal Country Reports on Terrorism sul 2013 del dipartimento di Stato americano.
La principale distinzione tra l’ISIS e la principale
associazione terroristica che lo aveva preceduto nelle cronache internazionali (Al
Qaeda) è suggerita dalla stessa connotazione territoriale del primo: mentre Osama
bin Laden “voleva sconvolgere l’America
per spingerla a ritirarsi dal Medio Oriente”, agendo all’interno di un
Paese amico ma autonomo (l’Afghanistan dei Talebani), il Califfo invece “aspira a trasformare la guerra santa in uno
Stato vero e proprio”.
Il libro di Molinari aiuta anche ad approfondire le radici della principale distinzione presente all’interno del mondo islamico, quella tra sunniti e sciiti.
Una separazione che ancora oggi è foriera di conflitti sanguinosi e che risale storicamente alla successione di Maometto, che non aveva designato un “erede” quando morì nel 632. In assenza di indicazioni del Profeta su come nominarlo, si giunse ad una spaccatura, con i sunniti che cercavano un erede che fosse soprattutto un buon amministratore, mentre gli sciiti erano convinti di dover seguire la parentela di sangue.
Il sunnismo rappresenta oggi l’orientamento islamico nettamente maggioritario (circa il 90% del mondo arabo), mentre lo sciismo è il ramo minoritario (i cui aderenti si trovano principalmente in Iran e nel sud dell’Iraq).
L’ISIS abbraccia l’ideologia del fondamentalismo sunnita, perseguendo gli sciiti e i non musulmani.
Il nome scelto dall’attuale Califfo, Abu Bakr al-Baghdadi, richiama, da un lato, il primo successore di Maometto (Abu Bakr), sottolineando, dall’altro, le radici irachene (al-Baghdadi).
Lo stesso termine Khalifa, d’altra parte, significa “successore”, un titolo su cui il Califfo punta per chiedere assoluta fedeltà a tutti i musulmani del mondo.
Uno dei fenomeni legati all’ISIS più noti all’opinione
pubblica, per la sua capacità di sconvolgere l’individuo, è sicuramente quello
delle decapitazioni, filmate e diffuse per infondere il terrore.
Dopo il dirottamento degli aerei e gli attacchi kamikaze, un
nuovo modus operandi viene dunque a minare la tranquillità occidentale,
puntando sull’effetto scioccante e dirompente della profanazione del corpo
umano, così efficace nella capacità di spaventare le persone perché “la decapitazione sposta il focus del terrore
dalla massa all’individuo”.Il libro di Molinari si chiude spiegando i vari motivi per cui lo Stato islamico costituisce una minaccia per l’Occidente.
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