Cavalli selvaggi (All the Pretty Horses), di Cormac McCarthy
Anno di prima pubblicazione: 1992
Edito da: Einaudi
Voto: 7,5/10
Pagg.: 299
Traduttore: Igor Legati
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Primo
capitolo della Trilogia della
frontiera, Cavalli selvaggi racconta la storia di John Grady Cole, un
ragazzo che fugge dal Texas con il suo amico Rawlins, partendo a
cavallo verso il Messico, dove punta a trovare un impiego come
cowboy.
È un mojado-reverso, un emigrante
clandestino al contrario, come lo chiama la figlia dell'hacendado,
Alejandra, la ragazza di cui si innamorerà durante il periodo in cui
effettivamente riuscirà a coronare il suo sogno, trovando lavoro,
insieme a Rawlins, presso un grande ranch, come domatore di cavalli
selvaggi.
Prima di arrivare al ranch i due
avevano incontrato il giovane Jimmy Blevins, un ragazzino, forse
tredicenne, anch’egli diretto in Messico a cavallo di un bellissimo
baio.
I tre avevano percorso buona parte
della strada insieme, dopo un’iniziale diffidenza, fino a che
Blevins aveva perduto il cavallo.
Rintracciato il baio nel villaggio
vicino, lo avevano recuperato, venendo però inseguiti dai nuovi
proprietari.
Era allora che le strade di Blevins e
dei due amici si erano separate.
La polizia rintraccia John Grady e
Rawlins nel ranch, accusandoli di essere complici di Blevins, il
quale, per recuperare la sua pistola, era poi tornato nel villaggio
uccidendo alcuni messicani.
L’hacendado, che una prima volta
aveva difeso John Grady, venuto poi a sapere della relazione con sua
figlia non si oppone nuovamente alla loro carcerazione.
Blevins viene assassinato a sangue
freddo, sotto gli occhi della polizia, dal fratello di colui che
aveva ucciso. I due vengono invece portati in un durissimo carcere
messicano, dove più volte rischiano di venire uccisi dagli
internati, nell’indifferenza delle guardie.
Poco dopo che John Grady si trova ad
uccidere un uomo che era stato incaricato di assassinarlo, i due
riescono ad uscire di prigione: Alejandra ha convinto la sua famiglia
a pagare per farli scarcerare, ma in cambio ha dovuto promettere di
non vedere mai più John Grady.
O almeno, si vedranno ancora una volta,
ma soltanto per dirsi addio.
Il giovane, che non riesce ad accettare
la cosa, prima di rientrare in Texas si riappropria dei cavalli (il
suo, quello di Rawlins e quello di Blevins) e nel farlo prende in
ostaggio il capitano della polizia che aveva assistito compiacente
all’assassinio di Blevins.
Dopo una lunga fuga nel deserto
messicano, John Grady, ferito gravemente, viene raggiunto da gente
del posto, che libera il capitano ma gli consente di andarsene con i
cavalli.
Tornato in Texas, riconsegnerà il
cavallo a Rawlins, da cui si era separato dopo l’uscita di
prigione, e cercherà, invano, di scoprire la vera identità di Jimmy
Blevins, per restituire alla sua famiglia quel bellissimo baio.
Un romanzo dalla trama tutto sommato
semplice ma che ha i caratteri e lo spirito del racconto epico,
grazie alla maestria di un McCarthy ispiratissimo quando si trova a
narrare di libertà, così ben rappresentata dalla metafora del
cavallo selvaggio.
Lo stile tipico di McCarthy, con una
prosa asciutta e i dialoghi incastonati nella narrazione, senza
punteggiatura, si sposa perfettamente con questo intreccio che ha il
sapore del western, pur in un periodo (il romanzo è ambientato nel
1949) di forti cambiamenti socio-tecnologici.
Ne risulta così una generale
sensazione di ponte temporale tra il passato e una modernità che
avanza inesorabilmente.
Lo stesso spirito che l’Autore di
Providence infonderà, invero con maggiore efficacia, in Non è un
paese per vecchi (per il quale vedi qui).
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