7 novembre 2014

Dal poema cavalleresco al romanzo picaresco

Il romanzo picaresco è un genere letterario, nato nella Spagna del XVI secolo, a cui è generalmente attribuito il merito della transizione dalla letteratura medievale al romanzo moderno, soprattutto grazie a quella che è unanimemente considerata l’opera più importante di tale corrente, il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, del 1605.
Il romanzo picaresco si inserì infatti nell’alveo della tradizione letteraria medievale, dominata dal poema cavalleresco, stravolgendone i caratteri.
La letteratura cavalleresca era infatti incentrata sulla descrizione, spesso pomposa (nel solco della tradizione del poema epico), delle gesta dei cavalieri medievali.

Si contano due filoni principali: i cosiddetti ciclo bretone e carolingio.
Il primo era incentrato su Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda ed assunse ben presto connotati fantastici (le figure di Mago Merlino e della Fata Morgana), che si affiancavano alle più tradizionali vicende amorose dei cavalieri (Lancillotto e Ginevra, Tristano e Isotta), per arrivare finanche a tematiche pseudo-religiose (in particolare con riferimento al Graal).
Il ciclo carolingio, invece, maggiormente incentrato sull’epica guerresca, narrava le gesta di Carlo Magno e dei suoi paladini, tra cui, in particolar modo, quel Rolando / Orlando attorno al quale ruotano le opere più conosciute del ciclo: La canzone di Rolando (scritta nella seconda metà dell’XI secolo e considerata tra le opere più significative della letteratura medievale francese) e le opere “italiane”, l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, del 1483, e l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, del 1516.

Il romanzo picaresco, invece, ha come protagonista il pìcaro, un antieroe, di bassa estrazione sociale (quando non è proprio un furfante, come suggerirebbero alcune traduzioni del termine).
Anch’egli è coinvolto in una serie di avventure, ma non si tratta delle imprese cavalleresche del passato.
Anch’egli solitamente viaggia, ma non per compiere grandi imprese in luoghi remoti: il suo è più un vagare errabondo.
Il primo romanzo picaresco della storia è ritenuto il Lazarillo de Tormes, romanzo anonimo spagnolo del 1554 che diede il via ad un genere che si svilupperà in tutta Europa fino al XVIII secolo, confluendo infine nel romanzo sociale agli inizi dell’Ottocento.
Caratteri del romanzo picaresco sono, oltre a quelli contenutistici anzidetti, una certa rappresentazione ironica delle avventure vissute dal protagonista (che contrasta con l’ampollosa seriosità delle imprese narrate nei poemi cavallereschi), ed un aspetto stilistico fondamentale: la narrazione pseudo-autobiografica, in cui l’io narrante coincide con il protagonista, consentendo così all’autore una maggiore libertà di satira.

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