14 marzo 2015

Le avventure di Sherlock Holmes, di Arthur Conan Doyle

Le avventure di Sherlock Holmes (The Adventures of Sherlock Holmes), di Arthur Conan Doyle

Anno di prima pubblicazione: 1892

Edito da: Einaudi, Mondadori, Newton & Compton

Voto: 8,5

Pagg.: 296 (nell'edizione Mondadori)

Traduttore: Luca Lamberti (nell'edizione Einaudi - "Sherlock Holmes - Tutti i racconti")

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La prima raccolta di racconti con protagonista il più celebre dei detective della storia della letteratura gialla fu pubblicata successivamente all’uscita dei primi due romanzi (su quattro totali). Per questo motivo i racconti sono più focalizzati sull’azione che sulla descrizione del personaggio, già ampiamente tratteggiato nel primo romanzo, Uno studio in rosso.

Non mancano tuttavia alcuni approfondimenti sulla personalità dell’investigatore e alcune notizie, fornite qua e là, che contribuiscono ad arricchire la caratterizzazione di un personaggio dalle mille sfaccettature.
La raccolta include i primi dodici dei 59 racconti con protagonista Sherlock Holmes scritti da Conan Doyle:
Uno scandalo in Boemia
L’avventura della Lega dei Capelli Rossi
Un caso di identità
Il mistero di Boscombe Valley
L’avventura dei cinque semi di arancia
L'uomo dal labbro storto
L'avventura del carbonchio azzurro
La fascia maculata
L'avventura del pollice dell'ingegnere
L'avventura del nobile scapolo
L'avventura del diadema di berilli
L'avventura di Copper Beeches

Le situazioni trattate nei racconti sono assai varie: il recupero di foto compromettenti che espongono ad un potenziale ricatto il principe ereditario di Boemia (Uno scandalo in Boemia); un suggestivo stratagemma studiato da una banda del buco per svaligiare una banca (La Lega dei Capelli Rossi), un cinico patrigno che inganna la figliastra per non permetterle di sposarsi (Un caso di identità).
Dal quarto racconto (Il mistero di Boscombe Valley) Holmes inizia a trattare casi di omicidio, veri o presunti (come in L’uomo dal labbro storto), in alcuni dei quali il mistero si infittisce per l’ingresso sulla scena di entità famigerate come il Ku Klux Klan (L’avventura dei cinque semi di arancia) o fattori esotici (La fascia maculata).
Nei racconti che hanno per oggetto il carbonchio azzurro e il diadema di berilli, Holmes dovrà confrontarsi con non meno intricati furti di gioielli.
La trama si tinge di rosa ne L’avventura del nobile scapolo, che ha per oggetto la misteriosa sparizione di una novella sposa.
Molto suggestiva anche L'avventura del pollice dell'ingegnere, con cui Conan Doyle si avvicina al genere dell’orrore, con tratti di gotico (considerate le ambientazioni).
L’ultimo racconto, L'avventura di Copper Beeches, se è forse il meno coinvolgente dal punto di vista della trama, è invece il più interessante per i riferimenti metaletterari che contiene.
Come noto, la voce narrante dei racconti e romanzi di Sherlock Holmes è quella del suo fidato (e unico) amico medico, il Dottor Watson, che fornisce sempre un appassionante resoconto delle molte indagini alle quali il detective gli chiede di partecipare.
Se in diversi racconti viene fatto riferimento alle precedenti avventure narrate nei romanzi, è proprio in Copper Beeches che Holmes discute con Watson circa lo stile narrativo utilizzato da quest’ultimo:
Forse ha commesso un errore cercando di infondere colore e vivacità alle sue cronache, invece di limitarsi a riportare esclusivamente il rigoroso ragionamento di causa ed effetto, che in sostanza è l’unica caratteristica ragguardevole dei miei casi. (…) lei dovrebbe soffermarsi sulla logica, piú che sul crimine. Ha ridotto a una raccolta di novelle quella che doveva essere una serie di conferenze.

Il ritratto di Holmes che viene fuori da queste parole, così come in generale da questi dodici racconti, è quello di un uomo dal sublime senso logico, un uomo in cui la capacità di osservazione supera l’intuizione (come quando ricostruisce la giornata dei suoi clienti partendo da piccole macchie presenti sugli abiti o sulle scarpe).
A dispetto della descrizione che ne fece Watson in Uno studio in rosso, dove gli attribuiva “zero conoscenze” nel campo della letteratura, lo ritroviamo a consultare il suo “Petrarca tascabile”.
Dietro la risolutezza e la fermezza di Holmes, dietro la sua maschera imperscrutabile, dietro la sua logica inoppugnabile, fuoriesce a tratti l’idea di un animo inquieto, ossessionato dal delitto (altrui):
Lei contempla queste case sparpagliate nel verde ed è impressionato dalla loro bellezza. Io, invece, le guardo e penso a quanto siano isolate e a quanti crimini impuniti si possano commettere qui.
Un’intuizione confermata dall’incapacità del detective di emanciparsi dalle sue dipendenze (l’oppio e la cocaina), anche se tali aspetti sono presenti in misura minore rispetto ai primi romanzi.

Questi bellissimi racconti, sempre coinvolgenti e piacevoli da leggere, ci forniscono infine un ricco e suggestivo frasario, tratto dagli insegnamenti che Holmes centellina a Watson (in modo invero assai didattico, che sembrerebbe a prima vista denotare una certa arroganza):

La vita reale supera sempre i piú arditi sforzi dell’immaginazione.

Come regola generale, – mi disse Holmes, – piú una cosa è insolita, meno misteriosa risulterà essere. Sono i crimini comuni, senza nessuna particolarità, a essere veramente complicati…

la vita è infinitamente piú strana di qualsiasi fantasticheria partorita dalla mente umana.

Non c’è nulla di piú ingannevole di un fatto evidente…

Fino a quel “elementare, Watson”, tanto famoso quanto apparentemente mai utilizzato da Holmes.
Pare infatti che Conan Doyle lo abbia usato soltanto una volta nei suoi scritti, nella forma “è elementare, Watson”.
In questi racconti, troviamo tale espressione (una volta soltanto) inserita in un contesto più ampio e, in ogni caso, in cui pesa l’intervento del traduttore, che ha spostato l’inciso presente nell’originale:
All this is amusing, though rather elementary, but I must go back to business, Watson.
facendolo diventare
Tutto questo è divertente, anche se elementare, Watson
(La frase è tratta da Un caso di identità).
L’espressione “elementare, Watson” diventerà celeberrima grazie alle versioni cinematografiche delle avventure di Holmes, che ancora oggi proliferano.

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