14 settembre 2014

Cesare, il genio e la passione, di Colleen McCullough

Cesare, il genio e la passione (Caesar), di Colleen McCullough

Anno di prima pubblicazione: 1997

Edito da: Rizzoli

Voto: 9,5/10

Pagg.: 555

Traduttore: Piero Spinelli

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Il quinto libro della serie romana della McCullough inizia con il secondo sbarco in Britannia di Giulio Cesare (54 a.C.) e con l’annuncio che gli viene fatto dal suo genero Pompeo Magno della morte della figlia Giulia.

Seguono i dettagliatissimi resoconti degli ultimi anni delle guerre galliche (54 – 50 a.C.) e, parallelamente, delle manovre che si andavano compiendo a Roma per screditare Cesare, da parte della fazione di senatori degli Ottimati (tra cui vi erano Catone e Cicerone).
Lui che aveva acquisito così tanto successo, popolarità e, non ultimo, denaro dalle conquiste in Gallia, era accusato di voler agire al di sopra della Legge, della Costituzione romana, del suo Mos Maiorum; secondo i suoi detrattori, il fine di Cesare era quello di diventare Re di Roma distruggendo la Repubblica.
Il suo desiderio, invece, era più che altro quello di veder riconosciuta la sua dignitas e i suoi trionfi. Cesare desiderava ardentemente il bene e la prosperità di Roma, scopo al quale si dedicò scacciando il pericolo barbarico, tenendo a freno la Gallia e, nell’assoggettarla, creando un territorio-cuscinetto tra l’Italia e i popoli barbari della Germania.
D’altra parte, l’accresciuto potere di Pompeo Magno (che invece, nonostante le mire autocratiche, era sostenuto dagli Ottimati perché proveniente da una gens di gran lunga meno nobile della Iulia - ed era dunque apparentemente inadatto ad avere mire dittatoriali o regali sull’Urbe) rende Cesare ancora più inquieto.
Le manovre del Senato, sempre più ansioso di depotenziare Cesare, togliendogli l’esercito e l’imperium e rendendolo così assoggettabile alle accuse di tradimento che intendevano muovergli, costringono il condottiero ad attraversare il Rubicone con le sue fedelissime legioni e a cominciare una guerra civile, contro Pompeo e gli Ottimati, che si concluderà con la battaglia di Farsalo, per il vero una delle poche in cui ci furono molti caduti romani (avendo Cesare in precedenza evitato scontri sanguinosi, puntando sul suo carisma per accaparrarsi il favore dei soldati avversari, senza combattere).
Il romanzo si conclude con la fine di Pompeo Magno, fuggito dopo la sconfitta di Farsalo e assassinato da sicari del Faraone d’Egitto Tolomeo, marito e fratello minore della regina Cleopatra.


La McCullough attinge a piene mani dall’immensa letteratura dell’epoca, tra cui ovviamente anche i celebri commentari che il Divo Giulio scrisse riguardo la guerra gallica e la guerra civile.
Ne esce un romanzo storico che è quasi più una sorta di biografia romanzata, tanta è l’attenzione che si dedica al personaggio di Giulio Cesare, come del resto arguibile già dal titolo dell’opera.
Il Cesare presentato dalla McCullough è un personaggio controverso, ma sempre affascinante; un uomo amato come un padre dai suoi soldati e considerato un dio da molti, ma che mira soprattutto alla grandezza di Roma (forse addirittura prima che alla dignitas che si è conquistato sul campo); che non vuole andare oltre la Costituzione e la Repubblica, ma che si rende conto che lui solo è la persona adatta a governare Roma, per evitare che essa crolli sotto i colpi dell’invidia e dell’inettitudine dei suoi senatori, nonché della crudeltà di certi suoi generali.
Un libro sempre coinvolgente, a parte pochissime pagine in cui i resoconti dei complotti romani, con i tanti nomi di senatori che compaiono, rendono difficile seguire le vicende.
Uno stile di scrittura affascinante, che mischia storia e fiction, ma in cui è sempre chiaro ciò che è l’uno e ciò che è l’altro.
Davvero una lettura inaspettatamente sorprendente, di quelle che si divorano, da cui non ci si riesce a staccare e che, una volta terminate, invogliano a saperne di più, a leggere di più sulla storia di Roma, a leggersi o rileggersi i commentari di Cesare, a dare fiducia alle altre opere romane della McCullough.

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