16 settembre 2014

Racconti fantastici, di Iginio Ugo Tarchetti

Racconti fantastici, di Iginio (Igino) Ugo Tarchetti

Anno di prima pubblicazione: 1869

Edito da: Nero Press, Lampi di Stampa, Liber Liber (Treves) e altri.

Voto: 7,5/10

Pagg.: 158 (nell'edizione Lampi di Stampa)

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Iginio Ugo Tarchetti fu tra i massimi esponenti della scapigliatura milanese, quella corrente letteraria (e non solo) che si ispirava alla cultura bohème, sviluppatasi attorno alla metà dell’Ottocento in Francia.

Sebbene sia ricordato più per alcune poesie (tra cui, ad esempio, Memento) e per il romanzo Fosca, lo scrittore di San Salvatore Monferrato fa trasparire in questi Racconti fantastici un’apprezzabile abilità narrativa.
I racconti sono frutto dell’influenza di alcune letture giovanili di Tarchetti, Poe e Hoffmann in particolare, ed affrontano un genere, quello dell’horror / mistero relativamente nuovo e inesplorato, quanto meno in Italia.
Il libro, edito nel 1869 (anno della morte di Tarchetti, spirato neanche trentenne per una febbre tifoide), raccoglie cinque racconti e, in appendice, alcuni Pensieri: una sorta di breve Zibaldone, in salsa bohème, su temi quali l’amore, le donne, la felicità e il dolore, la vita, la fede, ecc.
Il primo racconto, I Fatali, è una piacevole storia intrisa di superstizione. I “fatali” sono quelle persone che si portano dietro un’aura di negatività, così da influenzare in modo nefasto le vite di coloro con cui entrano in contatto: quelli che in alcune regioni d’Italia chiamano “iettatori”.
Il secondo racconto, Le leggende del Castello Nero, è un vero e proprio horror su cui si sente con forza l’influenza di Edgar Allan Poe.
Segue La lettera U, a mio parere il più bello della raccolta, l’unico racconto davvero originale e che sembra anticipare, per certi versi, la celebre Voyelles di Rimbaud. In una sorta di stile futurista ante litteram, Tarchetti racconta la storia di un uomo reso folle dall’odio verso una lettera dell’alfabeto, la U. Quella stessa U di Ugo, il secondo nome che Tarchetti aggiunse al proprio nome d’arte (il vero nome era Igino anziché Iginio), in omaggio a Foscolo. Ecco, se proprio si vuole fare conoscenza del Tarchetti scrittore di racconti non si può prescindere, quanto meno, dal leggere La lettera U.
Seguono due racconti in cui il tema dello spiritismo si affaccia prepotentemente: Un osso di morto, storia di un ex inserviente dell’Università di Pavia che torna dal regno dei morti per recuperare la sua rotula impropriamente utilizzata come fermacarte; e Uno spirito in un lampone, che narra le vicende di una cameriera assassinata e del modo in cui il suo spirito riesce a far scoprire l’identità dell’omicida.
In generale una lettura piacevole e non troppo impegnativa (l’italiano dell’Ottocento di Tarchetti non è poi così vetusto). Una chicca per gli appassionati del gotico, che possono confrontarsi con una delle poche sperimentazioni nostrane nel genere all'interno del XIX secolo.

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